Il mare restituisce sempre tutto


Molte cose attentano alla fisiologica riservatezza mattutina quando si è in Madagascar. Sorvolando sull'ingestione, la sera prima, di salse piccanti come il Pili Pili che, essendo volontaria, può essere evitata, la latrina fatta di assi di legno prima o poi sarà demolita dalle termiti. Oppure, come nel caso del gabinetto costruito da Mitia e da sua moglie Nina, il tubo di scarico troppo corto, che scarica i cataboliti in mare, sarà prima o poi intasato dalla sabbia spinta nella tubatura dalla marea. E' ciò che è successo ai nostri due amici, sloveno lui e malgascia lei. I quali, essendo poverissimi, non hanno i soldi per comprare un tubo più lungo e pagare la manodopera che dovrebbe sistemarlo al riparo dall'effetto ritmico delle maree. Come se non bastasse, a causa di un contenzioso tra Nina e il sedicente padrone musulmano del terreno (che non riesce a farli sloggiare nemmeno con le sentenze dei giudici del tribunale di Tulear), il presunto proprietario del terreno ha innalzato un muro tra la loro
casetta e il mare, così da togliere al contemplativo Mitia il piacere di guardare il mare al tramonto. 



Dispetti di una persona cattiva che crede di essere stata vittima di un imbroglio, mentre in realtà il padre di Nina aveva fatto da guardiano per quarant'anni per il padre del musulmano dispettoso e il vecchio prima di morire gli aveva promesso in regalo il terreno, come premio per tanti anni di fedeltà e dedizione. Se però la latrina viene costruita nell'entroterra, lontano dalla perfida interferenza della marea, basta scavare un pozzo nero, gettando al suo interno, di tanto in tanto, della calce viva. In tal caso, come si vede in uno dei bagni del ristorante Chez Freddy di Mangily, lo si può anche abbellire con immagini pertinenti. E cosa c'è di più pertinente in fatto di acqua e mare di una sirena?


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