La dura lotta del filosofo contro i ditteri


Tanto gentile e tanto innocua pare, quando di giorno sul muro riposa, con l’addome pieno di sangue altrui, cantava il Poeta. Notti tragiche, aspettando il sol, cantava la Poetessa, durante i campionati di calcio di qualche anno fa. Ora so perché Maya e Aztechi sacrificavano vittime umane, estirpando loro il cuore col coltello di ossidiana, per impetrare il ritorno del sole. Altro che fertilità della terra e rigogliosità delle messi! Il vero motivo è che il sole, tornando regolarmente al mattino, metteva a nanna quell’incubo notturno dotato di apparato succhiatore, silenzioso e invisibile ai radar dei sensi umani, se non quando passa vicino alle orecchie. E allora sono manate in faccia, per lo più sulle guance, ad aggiungere il danno alla beffa: mai che se ne prendesse una! Dormienti sul muro non viene neanche voglia di appiattirle e passa ogni sete di vendetta. Sembrano una cosa da nulla, un batuffolo di polvere, un pulviscolo accartocciato, una scorza vegetale. Ma poi arriva la sera, l’innocente dottor Jackill si trasforma nel pericoloso mister Hide. Per causa loro ebbi la malaria. Guarii col chinino, ma avrei potuto prendere la Dengue e la Cicongugna, giacché come i camionisti non viaggiano mai a vuoto, così esse, le Maledette, tolgono e mettono, sottraggono ma al tempo stesso elargiscono, succhiano sangue e rilasciano virus. Due piccioni con un’iniezione.




Con loro il filosofo s’interroga sulla vita e la morte. Mors tua, gambe, braccia e faccia mie senza tumefazioni pruriginose. Il fastidio di grattarsi. Di notte. Il sonno interrotto. Il tempo che si ferma e il sole che non si decide a sorgere. Prima di munirmi di un coltello di ossidiana ed estrarre il cuore a qualcuno, mi alleno alla caccia al dittero, perché la voce si è sparsa, nel mondo dei volatori ronzanti e, finito il turno di notte, comincia quello di giorno, con ditteri non succhiatori ma altrettanto rompicoglioni, più grossi, neri, insistenti e visibilissimi ai radar. Con questi si possono scatenare vere cacce a base di colpi di paletta traforata, ma il filosofo si chiede se è venuto a vivere nei tropici per dar fondo allo schiacciamosche o per qualche altra ragione. E già questo è un interrogativo non di poco conto.




Quanto alla sacralità della vita, siccome i carnivori impenitenti insistono a tirare in ballo le zanzare (o, i più temerari, i ratti) per affermare l’ineluttabilità del regime alimentare carneo, dev’esserci qualche valido fondamento filosofico se lo fanno, oltre a trovare semplici scuse. Che basti rispondere con la questione della legittima difesa? E fino a che punto posso spingermi con il diritto ad essere lasciato in pace e a non venir danneggiato? In Italia la discussione è aperta e molti vorrebbero il porto d’armi. Qui in Madagascar la faccenda è già stata risolta da un pezzo: se un bandito s’introduce nella mia proprietà privata, ho il diritto di ucciderlo. E’ già successo e l’uccisore non ha avuto conseguenze giudiziarie, ma si trattava di malgasci che uccidevano altri malgasci. Ho qualche dubbio che a un vazaha la polizia gliela lascerebbe passare liscia. Se non altro perché il giudice di turno vedrebbe nella cosa la possibilità di trarre guadagno, mettendo lo straniero in una situazione di colpevolezza e quindi di pressione psicologica, preludio all’estorsione di denaro. I giudici malgasci hanno sempre qualche pezzo della villa da finire. O magari si sono messi in testa di comprare una Jacuzzi. Non vorrei essere io il primo a trovarmi in quella situazione. 


Per ora mi limito a uccidere zanzare, quando ci riesco, e prossimamente toccherà anche alle mosche. Gli altri ditteri, come i moscerini della frutta, non mi danno nessun fastidio perché sono discreti e non mi prendono di mira, anche se l’idea di mangiare le loro uova depositate sulla frutta non mi sorride. Con loro, comunque, non si applica il principio della legittima difesa.
Al momento, in attesa di dotarmi degli attrezzi giusti, da killer di ditteri, la sera accendo le spirali, che hanno la durata calcolata di tutta una notte tropicale. Oh zampirone, zampirone benedetto, fa che non vengano zanzare sotto questo tetto! Oh spiralina, spiralina bella, tu che di notte brilli come stella, fa che non vengano mostri alati e io possa dormir sonni beati!




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