Pranzo di Natale ai tropici


Tina ha rinunciato ad andare a messa per cucinare. E in effetti, cucinare il “composé”, chiamato alla francese anche in Madagascar, ha richiesto una preparazione lunga e laboriosa. Gli ingredienti base sono le patate e le carote, ma si possono mettere anche le tegoline, tutti previamente cotti in acqua, con le immancabili erbette rosse, mio ricordo d’infanzia. Il tutto viene amalgamato dalla maionese. Purtroppo, non essendoci la maionese di riso che uso abitualmente in Italia, abbiamo dovuto servirci di quella classica, a base di uova, e con questo la mia alimentazione vegana è andata a farsi benedire (scatenatevi pure, detrattori).



Alla fine – e stavamo cucinando solo per noi due in quanto Annika si è presentata tardi – è venuto fuori un pasto vegetariano di tutto rispetto, trovandoci in un paese africano grande consumatore di carne. Cetrioli, insalata, verdure saltate e minesao, piatto cinese altrettanto laborioso, si possono definire un pasto davvero speciale. Tina ci teneva, in quanto cattolica. Per me il Natale è un giorno come gli altri, la cui specialità è quella di essere stato travisato ad arte e manipolato per secoli per la plebe incolta e attaccata alle tradizioni. Vedasi Costantino il Grande. Io mi sono abbuffato di “composé”, privilegio che sicuramente l’imperatore non ha mai avuto.




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