di Lorenzo Mortara
Preoccupa l’astensione. Preoccupa come sempre i borghesi e i loro reggicoda, i giornalisti del Corriere, come ad esempio Massimo Franco oggi in L’astensione può creare una democrazia senza popolo.
A non farsi bastonare dalle elezioni borghesi sarebbero al momento il 37% degli italiani. Ben 12 punti percentuali in più del 2013.
La parte del leone spetta naturalmente ai giovani, per la metà dei quali, il 47%, le elezioni non servono a un tubo. Il resto di tanta maturità politica lo fa il Sud squattrinato e sottoproletarizzato. E se i giovani rappresentano l’avvenire, l’astensione è indubbiamente la democrazia borghese del futuro, così come oggi il vecchio, retrogrado Nord, è una palla al piede per la vitalità sempre più giovanile del Sud.
A questa esemplificazione che divide il mondo in giovani e vecchi o in meridionali e settentrionali, noi sappiamo però che dobbiamo contrapporre la più classica e profonda divisione in borghesi e proletari. Così, quel 37% di astensione, tenendo conto che colpisce molto di più le masse diseredate e spiantate, corrisponde a occhio e croce a più del 50% dei proletari, gli unici che ci interessino davvero.
Non occupandosi dei plebei, ma solo della plebaglia arricchita, Massimo Franco, non può quindi spiegarci la causa che è semplicissima: i poveri proletari non ne possono più di farsi rappresentare dai ricchi borghesi, perché i loro interessi divergono così tantoda essere diametralmente opposti. Per questo motivo recondito, innominabile sulle pagine del Corriere, l’editorialista dirotta le sue lacrime di coccodrillo verso la legge elettorale, voluta da lui e dal suo giornale quand’erano leccaculo e camicia di Renzi, e verso i paraculi che si candidano in collegi sicuri, così sicuri che, appunto per sicurezza, avranno anche l’appoggio suo e del Corriere. Hai visto mai che l’astensione si redima e non voti per il trittico borghese: centro-destra, centro-sinistra e Cinque Stelle. Guai! La cura sarebbe peggiore del male, come cadere dalla padella astensionista alla brace comunista, per quanto sui generis siano, eccetto una, le varie versioni di braci rosse che si presenteranno il 4 marzo sulla scheda elettorale.
In attesa che il cambio di legge elettorale risolva il personale suo dramma dell’altrui astensione, Massimo Franco spera che l’avvicinarsi delle elezioni, lo mitighi almeno un po’.
Il dato statistico che l’astensione sia tendenzialmente in crescita in tutto il mondo occidentale da decenni, non è preso in seria considerazione, la colpa è scaricata tutta sugliorpelli, legge elettorale e paraculi, che aggravano la tendenza.
Lo spettro è una democrazia senza popolo come se la democrazia borghese non fosse da sempre il popolo proletario che si sottomette alla dittatura borghese che lo scortica vivo e lo rapina, legge dopo legge, per quattro o cinque anni.
Schiuma di rabbia, lo zerbino borghese, perché né i suoi sermoni scritti, né quelli orali di Sua Maestà Mattarella, riescono più a convincere le tante pecorelle smarrite della necessaria sottomissione al Pastore borghese di turno. La ciclica tosatura è in pericolo. Bisogna fare qualcosa. Ci penserà la sinistra costituzionalista nostrana, così perbene e piena di buon senso, a venire in soccorso all’appello accorato di Massimo Franco. La conosciamo bene questa sinistra, non mancherà, come non ha mai mancato, di predicare un po’ più di decenza, un po’ più di onestà, un minimo di decoro e un massimo di poltrone per l’onorato servizio reso al perpetuarsi dello status quo. Landini o qualche burocrate è già all’opera. Li vediamo paciosiogni sera, mentre l’applausometro sommerge di ovazioni ogni loro innocua, dolcezza televisiva.
Non essere così sfacciata e indecente Signora borghesia, sembrano dire! Noi ti offriamo una maschera che ti copra la faccia e a noi le chiappe. Un po’ come i Cinque Stelle, ma vuoi mettere una maschera da cittadino con una da proletario fasullo? La prima non vale una cicca, quando mai la piccola borghesia ha rappresentato un pericolo per il Capitale? Ma la seconda è oro, se solo riuscisse come una volta a riportare tutto il gregge, e non solo più mezzo, nella stalla parlamentare.
Già, il problema, per codesta sedicente sinistra, è che metà del gregge è ormai renitente all’allevamento parlamentare. Per noi è l’esatto opposto, come svegliare i tanti proletari che ancora si addormentano per le elezioni borghesi. Per questo non serve una borghesia meno sfacciata, cioè persino più ipocrita della sinistra nostrana, impresa che tra l’altro è impossibile. Nemmeno Belpietro o Feltri per non dire Marchionne potrebbero mai battere in cinismo e ipocrisia la sinistra nostrana. La borghesia da sempre va bene così come è. Più dà fondo a tutta la sua schifezza, più la mostra come non l’ha mai mostrata prima, e prima si accelera la delegittimazione astensionistica del suo Parlamento. A quel punto non servirà più il termometro della rivoluzione. L’ora non sarà più segnata dal 51% di voti. Perché il 60% dell’astensione avrà già segnato, per sempre, l’ora della cancrena irreversibile di un organo da amputare al più presto a colpi di baionette, e da sostituire con un nuovo organo di democrazia diretta e consiliare che ne prenderà il posto a furor di popolo.
Stazione dei Celti
Sabato 3 volte Febbraio 2018