DICIOTTO MILIONI
di Giandiego Marigo
18.000.000. Scritti così fanno meno impressione? Sono gli italiani a rischio povertà ed esclusione … conosco sin troppo bene l’argomento.
Il 30% della popolazione totale, guarda il caso, in aumento notevole , quasi tre punti percentuali dall’anno precedente, ma si sa uscendo dalla crisi capita di perdere qualcuno … suvvia!
Si narra d’una uscita dal tunnel, di un aumento della “disponibilità” delle famiglie, di una diminuzione della disoccupazione. D’un aumento, fantomatico, delle famiglie “benestanti”, i numeri però ci riconsegnano un amento reale dei poveri e degli “isolati”.
Un aumento considerevole dell’indice di Gini che marca la “forbice” fra abbienti e non, che colloca il nostro paese al ventesimo posto in Europa … molto indietro rispetto alla media. Fra gli ultimi!
Siamo con Portogallo, Spagna e Grecia fra coloro che hanno la diseguaglianza e distanza fra le classi maggiori nel mondo occidentale.
Il sistema capitalistico è, per sua natura, brodo di coltura per le differenze e la creazione di èlite, ma in Italia esso si unisce ad un malaffare diffuso, ad una mafiosità ed a una struttura sociale dove la cultura del potere e delle differenze sociali trova esaltazione e giustificazione filosofica.
Questo preteso aumento della “disponibilità” contemporaneo a quello della povertà e del disagio, unito a quello della distanza fra chi può e chi no è molto indicativo ed ha un significato profondo a mio umilissimo ed inutile parere.
Vuol significare che l’area dei “perdibili” dei “dannati e condannati” di coloro destinati a “rimanere indietro” è sempre più chiaramente marcata. La depopolazione, anche traumatica, sempre rientra tra le possibilità “accettabili”.
DIAMO UN POCO DI NUMERI:
Aumentano sia l’incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%).
Il Mezzogiorno resta l’area territoriale più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (46,9%, in lieve crescita dal 46,4% del 2015). Il rischio è minore, sebbene in aumento, nel Nord-ovest (21,0% da 18,5%) e nel Nord-est (17,1% da 15,9%). Nel Centro un quarto della popolazione (25,1%) permane in tale condizione.
Le famiglie con cinque o più componenti si confermano le più esposte al rischio di povertà o esclusione sociale (43,7%come nel 2015), ma è per quelle con uno o due componenti che questo indicatore peggiora (per le prime sale al 35% dal 31,6%, per le seconde al 24,5% dal 22,4%).
Soprattutto quest’ultimo dato, che tocca le famiglie più piccole (anziani e giovani coppie) ci dà il polso reale di una situazione diffusa e “profondamente radicata” nella realtà sociale.
Su questo per ora una realtà pensionistica “vecchia maniera” con gli anziani che funzionano, allo stato, da “bancomat” per interri nuclei famigliari, ma che va via via modificandosi nel“nuovo che avanza” con un aumento considerevole dei poveri in stato di fragilità per l’età avanzata ed un assottigliamento considerevole dello Stato Sociale e delle sue garanzie.
Quale futuro abbiamo davanti? In queste condizioni, con questo modello sociale e questa Europa di ragionieri nazisti? Il Capitalismo ci uccide, ci impoverisce e mortifica le nostre speranze rendendo cupa la visione del futuro.
È urgente ed indispensabile rendere attuale e praticabile una visione altra e socialista della società senza paura o pudore nel definirla tale.