SULLA POVERTA'
parte I
di Giandiego Marigo
Purtroppo quando si parla di povertà il rischio di ricadere in luoghi comuni è di una facilità assoluta. Per esempio la dichiarazione sin troppo ripetuta del rapporto crudele 1% - 99%, oppure la dichiarazione secondo la quale 8 persone detengono circa metà della ricchezza mondiale (argomento che riprenderò in chiusura). Entrambe sono vere, purtroppo, e nel medesimo tempo tempo non dicono nulla che non sia retorico e ripetuto a iosa. Ma soprattutto sono ripetute in modo inutile ed impotente al modificare e cambiare alcunché.
Esistono racconti diversi per “dire” la medesima cosa, partendo dai dati “dichiarati” , per esempio dalla Banca Mondiale che dichiara, numeri alla mano che la “povertà totale (vale a dire coloro che sopravvivono con meno di 1,25 dollari al giorno) è diminuita nel pianeta da Un Miliardo e 250 milioni a 250 Milioni. Il Dato è reale, considerando lo sviluppo di Cina ed India ed infatti tale dato è da far risalire quasi completamente a questi due Subcontinenti. Un dato molto positivo.
In apparenza, per la Banca mondiale che punta all'azzeramento della povertà entro il 2030, sebbene le proiezioni dicano che resterà alta nelle regioni dell'Africa sub-sahariana e nel Sud dell’Asia, dove nel 2011 vivevano 814 milioni del miliardo di poveri al mondo e dove suppone con proiezioni di marca ovviamente bancaria, che nel 2030 vivranno 377 milioni di poveri su un totale di 412 milioni. Nel 2000 la ricchezza globale era di 113.000 miliardi di dollari; nel 2013 è diventata di 241.000 miliardi e nel 2018, secondo il Global Wealth Report del Credit Suisse, sarà di 334.000 miliardi. Il risultato è da attribuire, secondo queste fonti, alla globalizzazione che ha comportato una crescita economica straordinaria dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo.
In Cina e India 232 milioni di persone sono uscite dalla miseria tra il 2008 e il 2011. Questi sono numeri e come tali sono ovviamente incontestabili … Attenzione però, perché esistono , anche all'interno di una visione ragionieristica e numerica. Punti di vista differenti, infatti una altro dato, altrettanto credibile ci aiuta a leggere la realtà. Infatti secondo l'indice di povertà dell’Undp, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, quasi un miliardo e mezzo di persone in 91 paesi in via di sviluppo vive nell'indigenza, subendo privazioni che coinvolgono salute, istruzione, condizioni e qualità della vita.
Nonostante la povertà sia mediamente in calo, 800 milioni di persone sono a rischio di ricadere in uno stato di povertà estrema in caso di imprevisti (ed il dato inizia a coinvolgere anche frange di quelli che chiamiamo paesi del primo mondo) Ed inoltre ed è questo il dato più rilevante, grave e preoccupante tale rapporto dichiara il fatto, altrettanto numerico ed innegabile l’80% della popolazione mondiale non ha accesso a una protezione sociale adeguata e conferma che l’Africa Sub-Sahariana è l’area in cui si registra il più alto livello di diseguaglianza.
Siamo di parte? Se inseriamo a questo punto il dubbio che la globalizzazione serva piuttosto a spalmare uno stato generalizzato di semi povertà? Visto che, nel frattempo, aumenta la forbice delle diseguaglianze e il numero di Poveri parziali aumenta?
Il futuro non appare roseo, soprattutto per i paesi produttori di energia (Prigionieri di questo modello e di scelte energetiche univoche e sciagurate e lesive dell'equilibrio planetario). Il commercio mondiale pur crescendo, ha abbandonato da tempo le due cifre degli anni passati (sino al 2008) per restringersi in un modesto 3,1% (dato 2013) ed appare destinato ad ulteriori restringimenti. Mentre Cina ed India rallentano facendo i conti con la realtà dell'illusione capitalistica dell'eterna crescita? Follia terminale di un capitalismo in disfacimento. Una lettura più approfondita, dalle statistiche sulla povertà diffuse dalla Banca mondiale ci consegnano un'altra certezza, numerica ed innegabile, che mette in una diversa prospettiva anche i miglioramenti del decennio passato. La diminuzione dichiarata e decantata, del numero di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà è infatti in gran parte dovuta all'aumento di coloro che sopravvivono appena sopra questo limite.
Secondo l’economista Martin Ravallion del Georgetown University’s Center for Economic Research, “C'è stato un piccolissimo guadagno assoluto per i più poveri, perché l’aumento del livello della base negli ultimi 30 anni circa è di gran lunga inferiore alla crescita del consumo medio”. Un dato a questo proposito risulta a suo modo agghiacciante, tornando a quanto dicevo in testata, e ci deriva da una pubblicazione della ONG Oxam essa afferma che 8 dicasi otto uomini detengono la ricchezza pari a quella della metà, più povera, del pianeta. La notizia è rimbalzata su tutte le testate del globo, con maggiore rilevanza quest'anno, visto che, sempre secondo Oxam la situazione è peggiorata.
Negli anni precedenti occorreva la ricchezza di 62 miliardari per ottenere questo risultato mentre oggi basta quella di otto super-capitalisti ed esattamente quella degli otto uomini più ricchi del mondo (Bill Gates, Amancio Ortega, Warren Buffett, Carlos Slim Helu, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, Larry Ellison e Michael Bloomberg) possiedono 426 miliardi di dollari, mentre i 3,6 miliardi di abitanti più poveri della terra ne possiedono appena 409. Secondo i calcoli fatti da Oxfam. I dati esibiti dalla ONG non derivano da presunzioni, infatti quelli sulla povertà vengono estrapolati da una ricerca compiuta per la "CREDIT SUISSE” da un gruppo di accademici di riferimento. Mentre i dati sulle otto persone più ricche del mondo provengono invece da “The World’s Billionaires“ della rivista Forbes . Molti invitano alla cautela nella lettura di questi dati, soprattutto voci chissà come mai d'area neo-linerista. Infatti essi da sarebbero “Veri , ma non scientificamente validati” il che fa ridere per non piangere.
Un Paio di considerazioni sovvengono ad una lettura “Socialista” di questa realtà, che dato l'ambito in cui stiamo applicando questo “ragionamento” appare doveroso. La prima riguarda il realizzarsi delle “supposizioni “marxiste” sul capitalismo, l'altra la realtà di una natura “spiritualmente e strutturalmente iniqua” dell'attuale sistema di redistribuzione della ricchezza. In sostanza appare chiaro come il Capitalismo e la sua degenerazione iper-liberista non possano per propria natura fondamentale accedere ad alcuna forma di giustizia e di equità in quanto fondate sulla esaltazione del più forte, del più furbo, del più prepotente e sul diritto di chi possiede a perpetuare il proprio possesso … in qualsiasi modo possibile.
Infine e per questa prima esposizione mi fermerò qui: appare chiaro come tale Sistema non possa per sua natura auto-emendarsi e migliorarsi, così come appare del tutto ingannevole l'affermazione che il Mercato possa sanare le differenze. Quello che appare vero piuttosto è che l'acuirsi delle differenze e la prepotenza culturale unita all'assoluto possesso dei mezzi di comunicazione, stia portandoci verso una ulteriore modificazione nella natura del Capitalismo e verso un quadro sempre più medioevale , anche se fortemente tecnologizzata.