di Lorenzo Mortara
La contrapposizione tra il rogo di Notre-Dame e gli operai “rosolati” quotidianamente in quelle “cattedrali” padronali chiamate fabbriche, è l’equivalente “artistica” della contrapposizione “patriottica” tra italiani e migranti stranieri. Viene dalla stessa insensibile masnada di infimi bottegai dal cuore arido e putrido perché staccato dal vivo della lotta di classe. E così come gli immigrati non sottraggono nulla agli italiani, così i soldi per la ricostruzione di Notre-Dame, al netto di lucro e tangenti che ci saranno come in tutte le altre operazioni capitalistiche, di per sé non sottraggono nulla agli operai.
Chi non fa nulla per gli immigrati stranieri - va ribadito - non farà mai nulla nemmeno per gli italiani, così come chi lotta per gli uni, lotta anche per gli altri; lotta cioè per tutti (i proletari). Ne segue che lotta soprattutto per Notre-Dame, perché chi non lotta per la ricostruzione di Notre-Dame, non lotta per nessuno, tanto meno per operai e sfruttati per la semplice ragione sta dalla parte del padrone, a fargli, in un modo o nell’altro, da servo.
Questa contrapposizione è falsa e razzista tanto quanto l’altra, proprio come tutte quelle che, per vigliaccheria, vogliono sostituire l’unica contrapposizione reale: quella che vede padroni da una parte e lavoratori dall'altra.
A maggior ragione, quindi, quando viene da sinistra non ha nulla a che vedere con lo spirito proletario più genuino. È solo spirito piccolo borghese allo stato puro. È perciò naturale, che la sinistra attuale, già imbevuta di sovranismo, di riformismo, di keynesismo, di costituzionalismo, di stalinismo e di altre infiniti “codismi” piccolo borghesi, strizzi l’occhio anche a questa contrapposizione. Cosa non si fa pur di abbracciare qualunque cosa che non sia marxismo, lotta di classe!
Il comunismo non appartiene a questa sinistra becera, perché sarà un regno di artisti nell’abbondanza. Conservare il più integralmente possibile le opere d’arte e liberarle dalla gramigna degli scempi che il capitalismo ha costruito attorno a loro, sarà uno dei compiti più importanti dopo la rivoluzione. Perché col comunismo il tipo umano medio si eleverà al livello di un Goethe. Goethe, infatti, non è per nulla un’eccezione, è il capitalismo che non consente Goethe come regola. Ma per questa “nuova mediocrità” non sarà sufficiente solo lo sviluppo dieci, venti volte superiore delle forze produttive. Ci vorrà l’apporto di tutto quanto il meglio venuto dal passato, cioè di ciò che di veramente umano, l'uomo abbia mai prodotto fino ad oggi: l’arte appunto.
Null'altro in fondo il comunismo dovrà veramente conservare. Perché nient’altro in fondo ha valore. Ferrari, i-phone e vestiti di Armani appartengono pur sempre e ancora oggi al regno della scimmia, così come i primi disegni rupestri di migliaia di anni fa, già allora erano il miglior prodotto dell'uomo del futuro.
E non dimentichiamoci mai, che l’uomo delle caverne era una donna, ed era comunista. Quando usciremo dalla caverna capitalistica, l’uomo nuovo sarà figlio suo e di Notre-Dame, ma non sarà più gobbo.
Lorenzo Mortara
PCL Vercelli
mercoledì 17 Aprile 2019