2018: A 50 ANNI ESATTI DAL ’68
di Lorenzo Mortara
Il 2017 contava cent’anni dalla Rivoluzione d’Ottobre; il 2018 ne conta la metà, 50 anni esatti, dal 1968, l’anno più bello del Secolo Breve. Una “carnevalata” ebbe a definirlo l’ex fascista, ex pedofilo Montanelli, il più grande tra gl’inutili ex giornalisti postumi. Un anno davvero prodigioso e memorabile per la Storia che ha giustamente scaricato nella sua pattumiera tutti gli altri a venire. La Storia non ha particolari problemi a ricordare emeriti coglioni come Hitler, Stalin e Mussolini, ma non ha pietà per gli ignavi, e se non fosse per la ridicola sicumera degli storici, i più ignavi tra gli ignavi che le tocca sopportare sul groppone, dimenticherebbe anche quelli.
Il ‘68 fu un anno talmente memorabile che durò grosso modo dieci anni e cominciò addirittura nel ’66 o ancora prima. Mise il terrore nei padroni, cacciò indietro il profitto con grande gioia dei salari, liberò le scuole dall’occupazione abusiva di presidi e professori, tirò i sampietrini ai poliziotti, spesso centrandoli assieme ai poeti che ne rimasero per sempre storditi, mise a cuccia la violenza pareggiandone parecchi torti, separò la fantasia dal potere come si separa la testa da chi vuol governare sempre coi piedi, se la rise sotto i baffi di tutte le controrivoluzioni sottoculturali d’Oriente come d’Occidente, regalandoci, di vero e genuino, oltre ai vari gruppi di rivolta come le Black Panther in America, il Movimento ‘77 da noi e le primavere sovietiche ad Est, i cantautori, la beat generation, le radio libere, gli hippy, la liberazione sessuale, la nouvelle vague e il situazionismo che ne furono due poderosi anticipi, e in più tantissima altra umanità varia e originale.
Più di tutto regalò al Paese le uniche vittorie che abbia ottenuto dopo la Resistenza. Figli del ‘68, solo per elencare i più belli, trascurando gli infiniti, legittimi figliastri, sono infatti lo Statuto dei Lavoratori, due settimane in più di vacanza, il diritto allo studio, il diritto al divorzio e all’aborto, oltreché quello più dolce e mai così rimpianto oggi: la pensione retributiva dopo 35 anni di lavoro. La Storia dopo il ‘68, non è più rimasta incinta e si è protratta fino ai nostri giorni come una vecchia zitella inacidita. Perché contrariamente alla vulgata “modaiola” e giornalistica, quindi televisiva, in Italia come dappertutto, le vittorie o sono di piazza e quindi di Sinistra o sono sconfitte del cretinismo parlamentare di destra, che è sempre tale anche quando si ripresenta come novità di sinistra, per la prossima, imminente rottamazione.
Ecco, questo, e sostanzialmente nient’altro, sarà il 2018. Merda quarantennale lo precede, talmente duratura e massiccia e pesante e senza fine, che per pensare a qualcos’altro bisogna proprio non pensare a niente. Ne segue che la speranza, l’unica vera e propria, è che quest’anno non porti solo la nostalgia del ’68. Altrimenti il 2018, sarà davvero un anno sprecato come un altro.
Poi effettivamente ci sarebbe anche il resto, se solo il resto non si chiamasse ombelico, e se solo avessi un ombelico…
Mercoledì 3 Gennaio 2018