LE (O)MISSIONI DI PACE?
di Giandiego Marigo
Occupati come siamo a preoccuparci di sacchetti biodegradabili e di sinistre possibili più o meno frantumate e frastagliate, mentre inseguiamo i capricci di questo o quel leaderino più o meno carismatico, ci sfugge, a volte, la sostanza di una guerra immanente, di un insulto reiterato che rinnega il dettato costituzionale con l’articolo 11 della nostra costituzione che mai come oggi è vituperato, irriso ed aggirato.
Sto ovviamente parlando delle sin troppo numerose “missioni di pace” che sono poi, diciamolo interventi di polizia e d’invasione travestiti ed ipocritamente celati dietro sigle di comodo quali NATO ed ONU e UNIFIL.
Dal punto di vista “parlamentare” siamo ai limiti e forse li superiamo, piegando le regole all’esigenza della politica della Paura.
Il governo Gentiloni, nonostante sia, di fatto dimissionario, come per altro tutto il parlamento, non solo rifinanzia gli interventi in corso ma se ne inventa altri quali , per esempio, quelli in Niger e Tunisia.
Questo fa nell'assoluto e silenzioso assenso di un parlamento distratto e fortemente feriale, comunque occupato molto più da preoccupazioni rielettive e di conferma piuttosto che dal suo ruolo istituzionale.
Molti i Pacifinti, che per l’occasione stazionano distratti sui propri scranni, molti coloro che al tempo delle bandierine multicolore “battevano” le piazze parlando di PACE e che oggi approvano pedissequamente e senza alcuna remora.
Siamo però abituati ai “tradimenti sottotraccia” li hanno perpetrati a ripetizione, infischiandosene di leggi popolari, petizioni e referendum. L’esempio dell’acqua e dei beni comuni è lì a monito, anche se spesso inascoltato e rimosso da chi dovrebbe imparare e ricordare.
É il governo dei Liberisti soft, dei favori alle Major, delle cortesie ai grandi capitali ed alle farmaceutiche, della restrizione dei diritti e della negazione dello stato sociale.
La Grande Coalizione di fatto gli eroi delle privatizzazioni ed in questo senso davvero pochissima è la differenza fra le “fazioni” in gioco. Nonostante i mascheramenti di circostanza.
Questa dell’Italia fortemente interventista sul piano militare internazionale non è una novità e l’approvazione ai “limiti della costituzionalità” una pratica ormai consolidata, condivisa e trasversale.
Le missioni avranno un ampio raggio, sono state riconfermate tutte quelle in corso Libano, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Kuwait e Kurdistan iracheno, Libia, sebbene gli equilibri vengano modificati via via a favore degli interventi “Africani” ritenuti di “maggiore interesse strategico”.
Ne sono state implementate di nuove, senza nessuna approvazione per altro solo per iniziativa governativa: Niger, Tunisia ed il rafforzamento dell’intervento in Libia. Benché la riconferma delle missioni navali Mare Nostrum e Sophia in Mediterraneo
Quella che si prospetta è quindi un nazione fortemente impegnata sul piano militare in quasi tutto il mondo … alla faccia dell’art.11 che ripudia la guerra come metodo di risoluzione dei conflitti.
Con buona pace dei Pacifinti di turno.
Le cifre in gioco sono considerevoli, per un paese che non riesce a rispondere alle emergenze sociali interne, anacronistiche ed offensive a parere del vostro inutile scrivano.
1505 Milioni di Euro con un aumento considerevole rispetto al 2017 (1427) variamente distribuite sulle varie missioni cui vanno aggiunte per altro le missioni aeree sotto l’egida NATO sull'Estonia ed Islanda.
Nel complesso un favore gigantesco e remunerativo agli apparati militari, alle fabbriche d’armi e comunque all'idea che solo la forza militare sia il linguaggio comprensibile all'umanità.