Quando l'Unità era l'Unità. Pensionati felici. Un corsivo di Fortebraccio (1968)

Proprio ieri, quando davamo notizia del proposito governativo di peggiorare gravemente la legge sulle pensioni, il “Tempo” di Roma pubblicava in prima pagina un articolo di fondo nel quale si affermava che se i pensionati sono trattati come tutti sanno la colpa è dei comunisti, i quali, perdipiù, adesso cercano con tutti i mezzi di “esasperarli”.
E' un punto di vista rispettabile, suggerito dal fatto che se i pensionati non trovassero qualcuno che li esaspera, loro, dal canto loro, vivrebbero pacificati e felici, in una condizione di vita che li appaga e li conforta,
Quando si lamentano è perché, come ha perfettamente capito il “Tempo”, vengono istigati a farlo dai comunisti, i quali li vanno a cercare in Riviera o sulla Costa Azzurra, dove trascorrono beati i loro giorni, e dove non gli verrebbe neppure in mente di agitarsi, se non fossimo noi a insinuare loro che forse potrebbero star meglio. La natura umana è incline alla scontentezza e al risentimento, così anche i pensionati, il cui carattere sarebbe confidente e pacioso come si conviene a gente che non ha pensieri, subiscono la suggestione della sobillazione comunista e si mettono in mente di avere diritto a miglioramenti del tutto cervellotici che il centro sinistra non può concedere.
Se volesse farlo, dovrebbe cominciare col far pagare le tasse ai miliardari, i quali, indispettiti da questo affronto, non andrebbero più a sentire i comizi di Nenni, restringendo così, invece di allargarla, l'area della democrazia.
Bisogna, conclude il “Tempo”, sbugiardare il PCI. Ottima idea.
Facciamo vedere agli italiani l'avvocato Agnelli in un gruppo di pensionati dell'INPS. Si vedrà subito, a occhio nudo, che e lui il bisognoso tra le facce, rubiconde e felici, dei vecchi lavoratori.


l'Unità, 26 aprile 1968

Subscribe to receive free email updates: