Case popolari a Perugia. Una destra stupida e razzista. Una lettera di Tommaso Bori

È nata nei giorni scorsi una polemica che ha interessato anche i giornali nazionali su una delibera del Comune di Perugia relativa alle graduatorie per l'assegnazione delle case popolari. L'innovazione riguarda il punteggio riconosciuto a chi risiede nella città da più di 15 anni, mentre prima bastavano dieci. L'intenzione dichiarata dai promotori, soprattutto quelli della destra più spinta,è di favorire gli indigeni rispetto agli allogeni, superando i divieti di discriminazione etnica, razziale e religiosa. Poiché i flussi migratori verso la città si sono intensificati fortemente dodici o tredici anni fa la trovata dovrebbe servire ad assegnare qualche alloggio in più agli italiani e qualcuno in meno agli stranieri. In realtà – come spiega il consigliere di opposizione in una lettera aperta al sindaco della città, Romizi, la trovata – oltre che razzista – è cretina, perché non è detto che giovi agli obiettivi di discriminazione etnica che la destra dichiara (inclusa Forza Italia) dichiara di voler perseguire e perché l'inserire il lungo periodo di residenza tra le condizioni di particolare disagio è una idiozia che non sta in piedi e che favorirà ricorsi e lungaggini. Posto qui la lettera del consigliere di opposizione Tommaso Bori (Pd), che mi pare chiarisca bene la questione. Trovo invece ambigua e un po' sgradevole il montaggio che è stato fatto su un manifesto forzitaliota dall'opposizione piddina. Alla proclamazione di un “buon governo azzurro” dovuto alla clausola proposta dal sindaco chè “dà priorità agli italiani” è stato apposto un FALSO, stampigliato a grandi lettere. Io non so dire se la clausala in questione darà o no la priorità agli italiani, ma se davvero la desse sarebbe una buona cosa? Non credo proprio. Pertanto più che definire falso quel proclama preferisco definire stupida e razzista la clausola introdotta esattamente come tutti quelli che ne traggono vanto.

P.S. Non ho udito in merito la voce dell'assessore Dramane Vagué che è d'origine senegalese e qualche suo collega di coalizione chiama “negretto”, ma forse dipende da una mia disattenzione.
S.L.L.

Caro Sindaco,
il giorno del suo insediamento ha giurato sulla Costituzione, dinnanzi al Consiglio Comunale, di “adempiere le sue funzioni con disciplina e con onore”. Ho pensato a lungo se scriverle questa lettera, alla fine la mia coscienza non mi ha permesso di tacere. Queste righe non vanno lette come un attacco personale, ma al contrario sono dettate dalla volontà, anzi dalla necessità di ristabilire la verità delle cose.
In questi giorni molti stanno festeggiando su una menzogna: lo stanno facendo i redivivi gruppi di estrema destra come Forza Nuova, Casa Pound e Fronte Nazionale. Ma non solo, anche i partiti della destra populista che fanno parte della sua maggioranza di governo, come la Lega Nord e Fratelli d’Italia. Tutti loro stanno mentendo ai perugini: la notizia, falsa ma molto rilanciata, sarebbe che da oggi gli italiani avrebbero la priorità nelle graduatorie per le case popolari. Peccato che sia, appunto, una menzogna.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso non è questa, non mi stupisce infatti un uso strumentale di notizie distorte da parte di questi soggetti, quotidianamente dediti all’accattonaggio. Di voti.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, costringendomi a scrivere queste righe, è stata il vedere la sua faccia di Sindaco associata ad una menzogna. Con i referenti del suo partito impegnati a diffonderla in maniera capillare tra i perugini e a mezzo stampa tramite comunicati ufficiali.
È difficile pensare tutto ciò sia stato fatto a sua insaputa. E se così fosse perché questo assordante silenzio di fronte ad una strumentalizzazione simile, arrivata ad utilizzare anche la sua immagine?
Dunque, perché mentire così ai propri concittadini?
Lei sa, deve saperlo, che nel Comune che rappresenta gli italiani non hanno alcuna priorità nelle graduatorie per le case popolari. Nessuna. Eppure rimane nel suo abituale silenzio, permettendo ad altri di fare il “lavoro sporco”.
La priorità ad oggi esattamente come ieri, dato che è prevista da sempre, è esclusivamente sulla base della residenza. Mai della cittadinanza, né tantomeno dell’etnia.
Aumentando la residenza a 15 anni nel Comune di Perugia ed inserendola tra le “situazioni di disagio” avete prodotto due conseguenze, paradossali:
· la prima è che un migrante che risiede a Perugia da 15 anni ha priorità rispetto ad un italiano che si trasferisce nella nostra città da Olmo o Torgiano, come da Milano o Roma. Senza i tanti giovani e famiglie costrette a trasferire la residenza per lavoro all’estero o in altre città d’Italia che perdono ogni diritto in caso di rientro.
· la seconda è che prevedendo il risiedere a Perugia come una “situazione di disagio” (alla stregua della disabilità, della disoccupazione o delle difficoltà economiche) state esponendo il Comune ad una serie di ricorsi fondati che, se accolti, rischiano di bloccare l’assegnazione delle case popolari e di danneggiare tutti i cittadini che ne abbiano fatto richiesta. Il tutto per fare propaganda e ottenere un paio di titoli di giornale sulla pelle di chi è in difficoltà e ha bisogno di una casa.
In un periodo di crisi economica, in cui molte famiglie si sono viste scaraventate dal ceto medio alla soglia di povertà, in una città in cui c’è un’emergenza abitativa che vede da un lato tante case sfitte ed invendute e dall’altro un numero crescente di sfratti, è giusto soffiare così sul fuoco? È giusto acuire il conflitto sociale per interessi di parte o di partito?
È un comportamento etico e moralmente accettabile fare campagna elettorale sulle difficoltà delle persone manipolando i loro sentimenti con informazioni distorte e falsate che alimentano soltanto una guerra tra poveri, magari in cambio di qualche voto?

Tommaso Bori

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