Serata "gourmet" senza precedenti nel penitenziario, con portate preparate dai celebri Alfonso Caputo, Peppe Guida e Marianna Vitale, coadiuvati in cucina da undici reclusi
Fonte: La Repubblica Napoli
Martedì 18, alle 19.30, le porte del Carcere in via Nuova Poggioreale si sono aperte ad un pubblico di settanta persone, per quella che è stata un’iniziativa senza precedenti per l’Istituto penitenziario di Napoli: una cena gourmet, preparata da tre chef stellati. Alfonso Caputo, Peppe Guida e Marianna Vitale, coadiuvati ai fornelli da undici detenuti, tutti in giubba da cuoco. Una sorta di master chef, una gara culinaria, con tanto di giuria e premi in palio. La chiesa del carcere per una sera è stata così trasformata in un ristorante con tavoli apparecchiati a festa e un menu in tre portate. Il direttore dell’Istituto Antonio Fullone ha accolto gli ospiti, tutti rigorosamente senza cellulare. Il primo ad arrivare è stato Gennaro Migliore, sottosegretario al ministero di Giustizia, chiamato a fare anche il gastronomo per una sera, come presidente della giuria. Tanta società civile in sala, ma anche il capo del Dipartimento della Giustizia minorile Francesco Cascini, il presidente Corte d’Appello Giuseppe De Carolis, il procuratore generale Luigi Riello e il sindaco Luigi de Magistris.
Tutti hanno contribuito alla serata con una donazione di 75 euro, perché la finalità del progetto è la raccolta di fondi a sostegno delle iniziative della onlus "Il carcere possibile", da sempre impegnata nella tutela dei diritti dei detenuti e nella loro formazione. "La nostra idea - ha dichiarato Sergio Schiltzer, presidente della onlus - è creare un laboratorio permanente di cucina per i ragazzi di Poggioreale, per offrire loro opportunità concrete di crescita e formazione per un futuro possibile oltre le sbarre", Gli chef hanno partecipato con molta dedizione. "Ho più ricevuto che dato", ha commentato Peppe Guida, chef della premiata Osteria Nonna Rosa di Vico Equense, che ha guidato una brigata di tre detenuti nella preparazione di un delicato “Vermicello di Gragnano Igp con lupini, pomodorini arrosto, cacio e pepe”. Ma il piatto e quindi la brigata che ha conquistato la giuria (composta da Santa Di Salvo, Natascia Festa e Conchita Sannino) è stata la “Minestra di mare con verdure e frutta di stagione” di Marianna Vitale, cuoca di rango di Sud Ristorante: una costruzione di oltre cinquanta ingredienti che ha visto impegnata la brigata di Poggioreale dalle due del pomeriggio. Il terzo piatto in gara, “Totani all’aceto invecchiato, salsa di zucca e profumo di finocchietto selvatico”, è stato premiato per “la conoscenza e i saperi trasmessi ai detenuti” ed è stato firmato da Alfonso Caputo chef della Taverna del Capitano di Nerano. "Tutti gli chef hanno accolto il nostro invito con entusiasmo e senza alcun compenso, senza di loro questo progetto non sarebbe stato possibile", ha spiegato Donatella Bernabò Silorata, che ha organizzato la serata con l’associazione Wine&Thecity e con il supporto di tanti mecenati (Pastificio di Martino, Azienda vinicola Villa Matilde, L’Orto di Lucullo, Corbarì, Schettino Cucine e Festeggiando banqueting). La staffetta di solidarietà a favore del progetto ha visto in campo anche un’altra stella della gastronomia locale, il pizzaiolo Ciro Salvo che ha fritto le sue celebri montanare nel cortile del carcere. In chiusura il dessert dei fratelli Roberto e Vincenzo Mennella. E per tutti i cuochi detenuti un premio speciale e ambito: un pranzo con i loro cari tra le mura del Carcere.
Fonte: La Repubblica Napoli
Martedì 18, alle 19.30, le porte del Carcere in via Nuova Poggioreale si sono aperte ad un pubblico di settanta persone, per quella che è stata un’iniziativa senza precedenti per l’Istituto penitenziario di Napoli: una cena gourmet, preparata da tre chef stellati. Alfonso Caputo, Peppe Guida e Marianna Vitale, coadiuvati ai fornelli da undici detenuti, tutti in giubba da cuoco. Una sorta di master chef, una gara culinaria, con tanto di giuria e premi in palio. La chiesa del carcere per una sera è stata così trasformata in un ristorante con tavoli apparecchiati a festa e un menu in tre portate. Il direttore dell’Istituto Antonio Fullone ha accolto gli ospiti, tutti rigorosamente senza cellulare. Il primo ad arrivare è stato Gennaro Migliore, sottosegretario al ministero di Giustizia, chiamato a fare anche il gastronomo per una sera, come presidente della giuria. Tanta società civile in sala, ma anche il capo del Dipartimento della Giustizia minorile Francesco Cascini, il presidente Corte d’Appello Giuseppe De Carolis, il procuratore generale Luigi Riello e il sindaco Luigi de Magistris.
Tutti hanno contribuito alla serata con una donazione di 75 euro, perché la finalità del progetto è la raccolta di fondi a sostegno delle iniziative della onlus "Il carcere possibile", da sempre impegnata nella tutela dei diritti dei detenuti e nella loro formazione. "La nostra idea - ha dichiarato Sergio Schiltzer, presidente della onlus - è creare un laboratorio permanente di cucina per i ragazzi di Poggioreale, per offrire loro opportunità concrete di crescita e formazione per un futuro possibile oltre le sbarre", Gli chef hanno partecipato con molta dedizione. "Ho più ricevuto che dato", ha commentato Peppe Guida, chef della premiata Osteria Nonna Rosa di Vico Equense, che ha guidato una brigata di tre detenuti nella preparazione di un delicato “Vermicello di Gragnano Igp con lupini, pomodorini arrosto, cacio e pepe”. Ma il piatto e quindi la brigata che ha conquistato la giuria (composta da Santa Di Salvo, Natascia Festa e Conchita Sannino) è stata la “Minestra di mare con verdure e frutta di stagione” di Marianna Vitale, cuoca di rango di Sud Ristorante: una costruzione di oltre cinquanta ingredienti che ha visto impegnata la brigata di Poggioreale dalle due del pomeriggio. Il terzo piatto in gara, “Totani all’aceto invecchiato, salsa di zucca e profumo di finocchietto selvatico”, è stato premiato per “la conoscenza e i saperi trasmessi ai detenuti” ed è stato firmato da Alfonso Caputo chef della Taverna del Capitano di Nerano. "Tutti gli chef hanno accolto il nostro invito con entusiasmo e senza alcun compenso, senza di loro questo progetto non sarebbe stato possibile", ha spiegato Donatella Bernabò Silorata, che ha organizzato la serata con l’associazione Wine&Thecity e con il supporto di tanti mecenati (Pastificio di Martino, Azienda vinicola Villa Matilde, L’Orto di Lucullo, Corbarì, Schettino Cucine e Festeggiando banqueting). La staffetta di solidarietà a favore del progetto ha visto in campo anche un’altra stella della gastronomia locale, il pizzaiolo Ciro Salvo che ha fritto le sue celebri montanare nel cortile del carcere. In chiusura il dessert dei fratelli Roberto e Vincenzo Mennella. E per tutti i cuochi detenuti un premio speciale e ambito: un pranzo con i loro cari tra le mura del Carcere.