Vico Equense lancia la sfida all’Unesco. E fa tornare Cannavacciuolo

Antonino Cannavacciuolo
Il paese si candida a capitale culinaria. Qui lo chef aprirà un hotel, intanto raddoppia il locale a Torino

Fonte: A.D.M. da Il Corriere della Sera

Poco più di ventimila abitanti stretti tra le colline e il mare. E un numero impressionante di ristoranti (150), alberghi (130), artigiani (500 tra casari, panettieri, frantoi), aziende agricole (300). Ma anche di prodotti tipici — dal Provolone del Monaco dop ai fagioli butirri, dall’olio ai pomodori — e di cuochi stellati, ben cinque, che richiamano turisti da tutto il mondo. Israeliani, americani, russi, arabi. Un flusso che arriva pure fuori stagione, con gli hotel che per la prima volta ricevono prenotazioni dopo il mese di settembre. Vico Equense, meta non troppo nota del golfo di Napoli, si sta rivelando un distretto del cibo in miniatura dalle enormi potenzialità. Per valorizzare questo patrimonio il Comune ha deciso di candidarsi a «Città creativa per la gastronomia» dell’Unesco, titolo che finora in Italia ha ottenuto solo Parma. Una sfida difficile e lunga: il bando aprirà nel 2017. Ma l’obiettivo, presentato la scorsa settimana al Salone del Gusto di Torino con una cena firmata dai cinque cuochi big (il bistellato Gennaro Esposito, «Torre del Saracino» e gli stellati Domenico Iavarone, «Maxi», Marco del Sorbo, «Accanto», Giuseppe Guida, «Osteria Nonna Rosa», Danilo di Vuolo, «la Caletta», più il pasticcere Raffaele Cuomo) è chiaro: creare una rete ricettiva di alta qualità.
 
E se è vero che in questo gli chef si sono già dati da fare — Esposito ha inventato 15 anni fa «Festa a Vico», reunion di grandi cuochi che coinvolge anche negozi e botteghe locali — adesso in ballo c’è di più: la visibilità internazionale. Perciò l’idea è trasformare la Festa in un appuntamento itinerante da ripetere più volte l’anno in diverse città, con invitati anche stranieri. Ma non solo. C’è un altro chef, nato a Vico e poi emigrato, che aprirà un’attività nel suo paese d’origine. La star di Cucine da incubo e Masterchef Antonino Cannavacciuolo, due stelle Michelin al «Villa Crespi» sul lago d’Orta, sta progettando di trasformare un casolare di famiglia sui colli vicani in un hotel con sei-sette camere di charme circondate da frutteti e orti. Ci sarà anche una piccola cucina che servirà i prodotti coltivati in loco. La struttura non sarà pronta prima di due-tre anni, ma di certo interesserà i turisti gourmet che già vedono in Vico una meta da non perdere. Tornando al Nord, Cannavacciuolo sta per raddoppiare la sua formula bistrot: dopo l’apertura a Novara, un anno fa, in primavera toccherà a Torino, vicino alla chiesa della Gran Madre. Cucina aperta per pranzo, aperitivo e cena, al timone uno chef giovane formato da lui e prezzi accessibili. Per ampliare l’offerta. E rafforzare il brand. A.D.M.

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