ROMA - Forse un apocrifo o soltanto un gioco letterario per raccogliere le finzioni (Alvaro racconta). Non parlarmi con le parole. Parlami con il silenzio! Se il silenzio non dovesse bastare inventa un rumore di mare tra le tue dita! Sono altrove ma vivo tra i fantasmi che danzano tra i miei pensieri. Da quando sono ritornato a Roma vivo di solitudini e mi fanno compagnia gli spazi di voci che giungono dalla scalinata. Trinità dei Monti. Piazza di Spagna. Non mi affaccio più.
Ascolto quando è possibile ascoltare. Mi ripeto frasi già scritte.
Se la favola della vita mi interessa più della vita stessa sono convinto, forse, che l'immaginario ricostruisce la fantasia della finzione rendendo l'una e l'altra realtà dell'anima.
Mi hai chiesto cosa è la realtà dell'anima... Ti rispondo ascoltando ogni giorni la dissolvenza dei ricordi. Perché si partecipa alla vita soltanto cercando di restare nella fedeltà della memoria pur consapevoli della loro dissolvenza.
Mia Cristina, hai poggiato la tua mano sul mio viso ed hai accarezzato le mie labbra nel gioco delle mie assenze.
Le mie assenze sono diventate oblio tra i ritorni e le fughe.
Ho avvertito nella tua presenza la lacerazione del dolore. Posso dirti che morire non è il triste epilogo di una avventura chiamata esistenza. Non so se sono io ad aver lasciato questo cammino o se è il cammino che mi ha abbandonato.
Tu sei stata con me fino a chiudermi gli occhi. Poi mi hai raccontato. Il tuo racconto silenzioso mi ha parlato con gli echi di mia madre in un sogno sempre inevitabile.
Troppo tardi ti ho conosciuta. Ma il destino che mi ha dato la possibilità di incontrarti è stato, comunque, grandioso. Come sono grandiosi i tuoi sguardi quando cercano i miei occhi che vorrei tenere sempre chiusi per la stanchezza.
Cristina cara, il tuo essere stata paziente e tigre mi ha permesso di vivere e di morire in un mondo sommerso dove ogni verità è oltre la realtà perché diventa memoria.
Sei stata il sorriso ultimo delle mie memorie del mondo sommerso.
In questo viaggio nel regno di Leuco' ritrovo la mia infanzia il mio paese le mie città d'Oriente e il mio linguaggio ha vocabolari di miti.
Non sono assente. Ho tra le rughe delle mani lo scavo della mia terra e il mistero si trasforma sempre in magia.
Con te ho ritrovato gli archetipi del mio passato perché il tuo parlarmi piano ha la voce malinconica delle donne che ho conosciuto nel tempo dei miei mediterranei.
Tu vivi i silenzi che solo io ora posso catturare. Hai un sorriso appena accennato ed io mi perdo nel sogno che sarà.
Sei destino e sei foresta. Sei come un chiaro e un bosco: la tua amica Maria ha rigato di metafisica tutta la vita. Il tuo sapere è la saggezza cristiana dei pre conciliari.
Ti lascio con un saluto, mia dolce Cristina, che ha il respiro delle nostalgie. Non dimenticare che la letteratura non è impastare scrittura e immagini. È vissuto. Chi ha vissuto si testimonia. Con il dolore.
Salutami anche Maria. La vostra amicizia mi ha avvicinato alla Aurora che ora attraverso.
Scrivere con le ferite significa ricucire la storia alla memoria e la memoria ai sogni che non si perdono.
Tu, nelle ore in cui il fuoco diventa fatuo, mi hai regalato la luna mai tramontata. La luna è la luce che filtra gli arcobaleni che leggi nelle mie distanze. Si vive di distanze e di distacchi. Tutto ancora può accadere anche se tutto è già accaduto.
Cristina è Cristina Campo. La poetessa che è rimasta accanto a Corrado Alvaro nei suoi ultimi giorni di vita.
Maria è Maria Zambrano, amica di Cristina
(Tra il labirinto l'infinito e l'accaduto insiste la speranza. Corrado Cristina e Maria sono un viaggio)