di Claudia Esposito
Sorrento - L’Italia è il paese più vecchio d’Europa e il secondo al mondo con il 21,4% di cittadini over 65 e il 6,4% over 80. Nel 2050 si prevedono circa 2 miliardi di over 60 nel mondo, mentre già entro il 2020 i “seniors” supereranno in numero i bambini di cinque anni. Con l’innalzamento dell’età media, aumentano di conseguenza i malati cronici che vanno seguiti a lungo termine con preparazione, competenza e approcci multidisciplinari. Fondamentale, in questo scenario di crescente complessità, la figura del medico internista, “il dottore degli adulti”, che deve garantire la qualità e la dignità di vita dei pazienti, soprattutto anziani. E’ attorno a questo filo conduttore che si svilupperà il XXII congresso nazionale Fadoi, la Federazione nazionale dei dirigenti ospedalieri internisti, che aprirà i lavori a Sorrento, all’hotel Hilton, sabato 13 maggio. Fino a martedì 16, medici e specialisti del settore si confronteranno, tra l’altro, sulla legge sulla responsabilità professionale, le problematiche di fine vita, le nuove insuline per la cura del diabete nei pazienti ricoverati, le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici e le complicanze internistiche in gravidanza. “Siamo il secondo Paese più vecchio nel mondo, anagraficamente ed epidemiologicamente - dice Andrea Fontanella, presidente nazionale Fadoi -. Insieme all’allungamento della vita, stiamo allungando le malattie.
È compito dell’internista gestire la complessità e la fragilità dei pazienti”. Proprio per valutare e gestire al meglio la complessità dei pazienti di medicina interna sia dal punto di vista sanitario che personale, sarà presentato lo studio “Complimed” promosso proprio dal Fadoi. La ricerca ha coinvolto 29 unità di medicina interna su tutto il territorio nazionale ed oltre 500 pazienti seguiti per un anno nel decorso post-ricovero. Pazienti che, nella maggior parte dei casi, sono costituiti da anziani con varie patologie concomitanti e ricadute anche dal punto di vista socio-assistenziale, che richiedono elevate risorse e impegni organizzativi. “Complimed” ha delineato la figura di paziente tipo ricoverato nei reparti di medicina interna con età media 78 anni con almeno 3 patologie concomitanti. Nel 50% dei casi si tratta di malati che hanno compromissioni di organi vitali con prognosi non positive. Inoltre, l’80% di questi pazienti necessita di assistenza domiciliare per le cure, fatto che determina un’elevata complessità di problemi da gestire anche una volta lasciato l’ospedale. Il valore potenziale dello studio “Complimed” è aver appunto identificato la possibilità di utilizzare un numero limitato di questionari per definire sinteticamente la complessità dei degenti per dare centralità prima di tutto alla persona e quindi alla patologia. Un ruolo centrale, nel corso dei quattro giorni di lavori congressuali, sarà occupato anche dallo studio tutto italiano “Caravaggio”, anch’esso promosso dal Fadoi in collaborazione con l’Università di Perugia, sotto la direzione del professor Giancarlo Agnelli. Questa ricerca riguarda i pazienti oncologici che hanno contemporaneamente malattie tromboemboliche. L’obiettivo è il confronto, nel trattamento della malattia (embolia polmonare, trombosi venosa) tra la terapia standard, ovvero iniezioni dell’anticoagulante eparina, e l’assunzione di un farmaco orale. “È la prima volta - aggiunge Andrea Fontanella - che una società scientifica italiana è provider unico di uno studio di tale portata attirando finanziamenti internazionali. È un segnale importante per i ricercatori e per la comunità scientifica: anche in Italia si può fare ricerca ad alti livelli”. Lo studio “Caravaggio” prevede il coinvolgimento di circa 1200 pazienti con 120 centri ospedalieri in Italia, in 9 Paesi europei, in Israele, negli Stati Uniti e in Canada. I centri italiani coinvolti sono circa 35, distribuiti in maniera omogenea sul territorio nazionale.
Sorrento - L’Italia è il paese più vecchio d’Europa e il secondo al mondo con il 21,4% di cittadini over 65 e il 6,4% over 80. Nel 2050 si prevedono circa 2 miliardi di over 60 nel mondo, mentre già entro il 2020 i “seniors” supereranno in numero i bambini di cinque anni. Con l’innalzamento dell’età media, aumentano di conseguenza i malati cronici che vanno seguiti a lungo termine con preparazione, competenza e approcci multidisciplinari. Fondamentale, in questo scenario di crescente complessità, la figura del medico internista, “il dottore degli adulti”, che deve garantire la qualità e la dignità di vita dei pazienti, soprattutto anziani. E’ attorno a questo filo conduttore che si svilupperà il XXII congresso nazionale Fadoi, la Federazione nazionale dei dirigenti ospedalieri internisti, che aprirà i lavori a Sorrento, all’hotel Hilton, sabato 13 maggio. Fino a martedì 16, medici e specialisti del settore si confronteranno, tra l’altro, sulla legge sulla responsabilità professionale, le problematiche di fine vita, le nuove insuline per la cura del diabete nei pazienti ricoverati, le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici e le complicanze internistiche in gravidanza. “Siamo il secondo Paese più vecchio nel mondo, anagraficamente ed epidemiologicamente - dice Andrea Fontanella, presidente nazionale Fadoi -. Insieme all’allungamento della vita, stiamo allungando le malattie.
È compito dell’internista gestire la complessità e la fragilità dei pazienti”. Proprio per valutare e gestire al meglio la complessità dei pazienti di medicina interna sia dal punto di vista sanitario che personale, sarà presentato lo studio “Complimed” promosso proprio dal Fadoi. La ricerca ha coinvolto 29 unità di medicina interna su tutto il territorio nazionale ed oltre 500 pazienti seguiti per un anno nel decorso post-ricovero. Pazienti che, nella maggior parte dei casi, sono costituiti da anziani con varie patologie concomitanti e ricadute anche dal punto di vista socio-assistenziale, che richiedono elevate risorse e impegni organizzativi. “Complimed” ha delineato la figura di paziente tipo ricoverato nei reparti di medicina interna con età media 78 anni con almeno 3 patologie concomitanti. Nel 50% dei casi si tratta di malati che hanno compromissioni di organi vitali con prognosi non positive. Inoltre, l’80% di questi pazienti necessita di assistenza domiciliare per le cure, fatto che determina un’elevata complessità di problemi da gestire anche una volta lasciato l’ospedale. Il valore potenziale dello studio “Complimed” è aver appunto identificato la possibilità di utilizzare un numero limitato di questionari per definire sinteticamente la complessità dei degenti per dare centralità prima di tutto alla persona e quindi alla patologia. Un ruolo centrale, nel corso dei quattro giorni di lavori congressuali, sarà occupato anche dallo studio tutto italiano “Caravaggio”, anch’esso promosso dal Fadoi in collaborazione con l’Università di Perugia, sotto la direzione del professor Giancarlo Agnelli. Questa ricerca riguarda i pazienti oncologici che hanno contemporaneamente malattie tromboemboliche. L’obiettivo è il confronto, nel trattamento della malattia (embolia polmonare, trombosi venosa) tra la terapia standard, ovvero iniezioni dell’anticoagulante eparina, e l’assunzione di un farmaco orale. “È la prima volta - aggiunge Andrea Fontanella - che una società scientifica italiana è provider unico di uno studio di tale portata attirando finanziamenti internazionali. È un segnale importante per i ricercatori e per la comunità scientifica: anche in Italia si può fare ricerca ad alti livelli”. Lo studio “Caravaggio” prevede il coinvolgimento di circa 1200 pazienti con 120 centri ospedalieri in Italia, in 9 Paesi europei, in Israele, negli Stati Uniti e in Canada. I centri italiani coinvolti sono circa 35, distribuiti in maniera omogenea sul territorio nazionale.