Gabriella 23 anni e il mare nel sangue: la fotografa che racconta le meraviglie del golfo di Napoli

Meduse e murene, cavallucci marini e uova di gattuccio, come quelle del banco di Santa Croce, a Vico Equense

Fonte: Pasquale Raicaldo da La Repubblica Napoli

C’è una passione forte che la anima. “E’ così da quando avevo un anno: non camminavo, ma già gattonavo verso il mare. Mi attraeva, come fosse un magnete”. Oggi Gabriella Luongo di anni ne ha 23 e il mare lo racconta. Immergendosi e fotografando. Nel settore, dicono sia una “enfant prodige” e gli scatti, del resto, parlano da soli: cartoline dal profondo blu, a pochi passi dalla città. Classe 1993, napoletana doc, una laurea in biologia generale e applicata alla Federico II, il sogno di diventare – presto – una biologa marina: intanto, però, Gabriella racconta i fondali del golfo di Napoli con la sua Nikon D7100 scafandrata, conciliando l’amore per la fotografia con la passione per la fauna marina.Meduse e murene, cavallucci marini e uova di gattuccio, come quelle del banco di Santa Croce, a Vico Equense, dove Gabriella ha anche incontrato un variopinto pesce luna: un piccolo scrigno di biodiversità che si disvela al mondo anche attraverso la pagina Facebook della giovanissima fotografa. “Sacrifici? Certo, rinuncio a qualche uscita con gli amici. Ma la mia – racconta – è una passione innata: lo snorkeling da piccola con mio padre, l’approccio alla subacquea e, a 17 anni, il primo brevetto.
 
Ma non mi bastava immergermi, per quanto emozionante: volevo documentare, fotografare. Ho iniziato con una compatta, con un semplice scafandro in policarbonato. Fotografavo ogni cosa: era come se portassi a casa emozioni e suggestioni del mare di Napoli, condividendo con amici e parenti tanta meraviglia. Poi, dal 2012, l’incontro con il diving Amici degli Abyssi, l’amicizia con alcuni fotografi di spessore come Mimmo Roscigno, la voglia di imparare. E di raccontare a tutti la bellezza del mare del Golfo di Napoli. A volte non ci rendiamo conto del patrimonio inestimabile di cui siamo custodi: un caleidoscopio di forme e colori, nel mare sul quale ci affacciamo superficialmente, o che attraversiamo per andare in vacanza sulle isole. Preferiamo piuttosto andare nei mari tropicali, trascurando ciò che abbiamo a portata di mano. Vi assicuro: là sotto, c’è un piccolo Paradiso sommerso”. E per raccontarlo, Gabriella ha deciso di bruciare le tappe.

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