di Filomena Baratto
Vico Equense - Del giornale siamo attratti dalle immagini più che dai testi e a volte sono proprio le foto a scegliere per noi cosa leggere. Si abbina l’immagine al contenuto in una frazione di secondi per cui: immagine bella o significativa, uguale a contenuto valido o interessante. Pur essendo importante, non bisogna dare all’immagine un valore maggiore di quello che ha. Così il lettore si lascerà prendere dalla foto dando poco valore allo scritto, come se in essa fosse racchiuso tutto il commento che l’articolista snocciola in due o più colonne di giornale. Appena si avventura nel testo, basta poi una frase a fargli perdere il filo o a rimandarlo al pensiero che aveva formulato poco prima nel guardare l’immagine. E’ qui che molla e finisce subito la lettura del pezzo appena iniziato. Si ferma credendo che l’autore la pensi come lui, forte anche del significato della foto. Si finisce così per lasciare a metà l’articolo illudendosi che quelle poche righe siano bastate a conoscere l’argomento. Quello di non leggere fino in fondo è una pessima abitudine di oggi che rende l’ informazione approssimativa. Per la lettura bastano pochi minuti e spesso adduciamo, come pretesto per non farla, il poco tempo a nostra disposizione e lasciare a metà quello che si inizia. Come formerò i miei giudizi se leggo sempre mezze letture? Magari nelle ultime righe ci potrà essere qualcosa che metta in discussione il tutto e non lo saprò. La lettura fatta in questo modo non arricchisce ma confonde, è poco chiara e si fonda su pregiudizi. E su questa linea sarà anche la nostra conversazione in merito a quell’argomento o un nostro scritto in proposito.
Abbandoniamo il testo così quasi con sollievo al primo ostacolo incontrato davanti alla pagina, che va dal poco tempo, all’articolo lungo, all’idea che non collima con la nostra, manifestando negligenza e pressappochismo. Si passa così al successivo articolo leggendolo allo stesso modo, e si finisce per acquisire una vera e propria tecnica di lettura. Tranne la cronaca, lo sport e la politica locale, tutto il resto passa in secondo piano. Capita anche che, quando il titolo non ci piace, scartiamo a priori anche l’articolo, o vogliamo arguire dalla foto i riferimenti specifici di quello che troviamo all’interno. Nell’era dell’immagine leggere è controcorrente. Si legge di tutto a patto che sia breve e senza impegno, ma un lungo articolo è come una fatica. Il pensiero si forma lentamente con il confronto, con l’apprendere idee nuove e diverse dalle nostre. Non si legge solo quello su cui siamo d’accordo, ma tutto ciò che serve per informarci. Un testo va letto e poi forse va riletto per capire quello che non abbiamo inteso subito. La lettura del quotidiano è un dovere giornaliero e, come la legge non ammette ignoranza, anche la non conoscenza dei fatti non è concepibile, per cui informarsi è necessario. Secondo il defunto professore Tullio De Mauro, la più grande piaga di oggi a livello culturale è quella della non comprensione di un testo, che emerge malgrado tutta la nostra modernità e i mezzi a disposizione per imparare. Colpa della scuola, del menefreghismo, della superficialità? Sta di fatto che senza comprensione nemmeno la scheda elettorale siamo capaci di capire. Quante sono le persone che fanno le cose per farle anche senza approfondire? La comprensione è alla base del ben formulare i pensieri e leggere un giornale nel modo giusto è un ottimo inizio. La lettura di un quotidiano ci rende curiosi, informati, attenti alla vita intorno. E’ questo un atteggiamento da sviluppare sin da piccoli, un’abitudine che, una volta acquisita, non ci lascia più. Non è vero che non c’è tempo. Il tempo di leggere va programmato come qualsiasi altra attività, avendo lo stesso valore nella scala gerarchica dei nostri impegni quotidiani. Il tempo che non abbiamo, come dice Seneca, è perché lo sprechiamo. Fortunatamente c’è anche l’esempio del lettore assiduo e attento, che sfoglia pagina dopo pagina del quotidiano con tutta la dovuta considerazione. Avrà i suoi ritmi e le sue abitudini nel farlo, come un piccolo piacere giornaliero a cui non può rinunciare. Per ogni lettore assiduo ce ne sono tre che bruciano magari nel camino il giornale senza neanche leggerlo o, peggio ancora, senza nemmeno comprarlo.
Vico Equense - Del giornale siamo attratti dalle immagini più che dai testi e a volte sono proprio le foto a scegliere per noi cosa leggere. Si abbina l’immagine al contenuto in una frazione di secondi per cui: immagine bella o significativa, uguale a contenuto valido o interessante. Pur essendo importante, non bisogna dare all’immagine un valore maggiore di quello che ha. Così il lettore si lascerà prendere dalla foto dando poco valore allo scritto, come se in essa fosse racchiuso tutto il commento che l’articolista snocciola in due o più colonne di giornale. Appena si avventura nel testo, basta poi una frase a fargli perdere il filo o a rimandarlo al pensiero che aveva formulato poco prima nel guardare l’immagine. E’ qui che molla e finisce subito la lettura del pezzo appena iniziato. Si ferma credendo che l’autore la pensi come lui, forte anche del significato della foto. Si finisce così per lasciare a metà l’articolo illudendosi che quelle poche righe siano bastate a conoscere l’argomento. Quello di non leggere fino in fondo è una pessima abitudine di oggi che rende l’ informazione approssimativa. Per la lettura bastano pochi minuti e spesso adduciamo, come pretesto per non farla, il poco tempo a nostra disposizione e lasciare a metà quello che si inizia. Come formerò i miei giudizi se leggo sempre mezze letture? Magari nelle ultime righe ci potrà essere qualcosa che metta in discussione il tutto e non lo saprò. La lettura fatta in questo modo non arricchisce ma confonde, è poco chiara e si fonda su pregiudizi. E su questa linea sarà anche la nostra conversazione in merito a quell’argomento o un nostro scritto in proposito.
Abbandoniamo il testo così quasi con sollievo al primo ostacolo incontrato davanti alla pagina, che va dal poco tempo, all’articolo lungo, all’idea che non collima con la nostra, manifestando negligenza e pressappochismo. Si passa così al successivo articolo leggendolo allo stesso modo, e si finisce per acquisire una vera e propria tecnica di lettura. Tranne la cronaca, lo sport e la politica locale, tutto il resto passa in secondo piano. Capita anche che, quando il titolo non ci piace, scartiamo a priori anche l’articolo, o vogliamo arguire dalla foto i riferimenti specifici di quello che troviamo all’interno. Nell’era dell’immagine leggere è controcorrente. Si legge di tutto a patto che sia breve e senza impegno, ma un lungo articolo è come una fatica. Il pensiero si forma lentamente con il confronto, con l’apprendere idee nuove e diverse dalle nostre. Non si legge solo quello su cui siamo d’accordo, ma tutto ciò che serve per informarci. Un testo va letto e poi forse va riletto per capire quello che non abbiamo inteso subito. La lettura del quotidiano è un dovere giornaliero e, come la legge non ammette ignoranza, anche la non conoscenza dei fatti non è concepibile, per cui informarsi è necessario. Secondo il defunto professore Tullio De Mauro, la più grande piaga di oggi a livello culturale è quella della non comprensione di un testo, che emerge malgrado tutta la nostra modernità e i mezzi a disposizione per imparare. Colpa della scuola, del menefreghismo, della superficialità? Sta di fatto che senza comprensione nemmeno la scheda elettorale siamo capaci di capire. Quante sono le persone che fanno le cose per farle anche senza approfondire? La comprensione è alla base del ben formulare i pensieri e leggere un giornale nel modo giusto è un ottimo inizio. La lettura di un quotidiano ci rende curiosi, informati, attenti alla vita intorno. E’ questo un atteggiamento da sviluppare sin da piccoli, un’abitudine che, una volta acquisita, non ci lascia più. Non è vero che non c’è tempo. Il tempo di leggere va programmato come qualsiasi altra attività, avendo lo stesso valore nella scala gerarchica dei nostri impegni quotidiani. Il tempo che non abbiamo, come dice Seneca, è perché lo sprechiamo. Fortunatamente c’è anche l’esempio del lettore assiduo e attento, che sfoglia pagina dopo pagina del quotidiano con tutta la dovuta considerazione. Avrà i suoi ritmi e le sue abitudini nel farlo, come un piccolo piacere giornaliero a cui non può rinunciare. Per ogni lettore assiduo ce ne sono tre che bruciano magari nel camino il giornale senza neanche leggerlo o, peggio ancora, senza nemmeno comprarlo.