Ora proteggiamo scuole e alunni dai ladri di futuro

Luisa Bossa, deputato PD
Fonte: Luisa Bossa da Il Corriere del Mezzogiorno 

Commuove e fa sperare, la catena di solidarietà che si è formata intorno alla scuola «Sarria Monti» di San Giovanni a Teduccio, dopo il furto di 27 computer, che ha privato alunni e insegnanti di strumenti fondamentali per la didattica. Prima comuni cittadini, poi associazioni, poi l'UniCredit si sono attivati e hanno fatto l'impossibile per mettere la scuola in condizioni di riprendere le sue attività, con tutti gli strumenti a disposizione. I computer ci saranno di nuovo e quel furto, così antipatico, sarà messo alle spalle. Restano, però, alcuni interrogativi, che chiedono alla politica di promuovere azioni, e non più solo parole. Perché la solidarietà va bene ma arriva sempre il giorno dopo. Noi dovremmo capire come fare a proteggere i nostri patrimoni, le nostre scuole. Nella scuola «Sarria Mona», a quanto pare, i ladri sono entrati con le chiavi. E si sono diretti senza tentennamenti ai 27 computer portatili , che possono essere smerciati con facilità. Non hanno rubato altro. Un furto mirato e diretto. Non è successo solo lì. Ne ha dato notizia con la solita puntualità proprio il Corriere del Mezzogiorno. Altri furti ci sono stati alla Carlo Poerio, alla Collodi. E prima ancora, nel luglio scorso, emerse, con una operazione che portò all'arresto di venti persone, l'esistenza di una vera e propria banda specializzata. Mille euro a sera, per blitz semplici, come entrare in una scuola di notte e portare via i computer. «Hanno i fondi europei e li facciamo piangere», avrebbero detto i ladri in una intercettazione.
 
«Ma quali rapine, entriamo nelle scuole e ce la mangiamo tutte». Parole che fanno venire i brividi, per la spietatezza ma anche per la mancanza di senso. Ragazzi che rubano ad altri ragazzi, e bruciano il futuro in un grande falò della disperazione. Mi chiedo se di fronte a tutto questo possiamo accontentarci della solidarietà del giorno dopo, che pure ci conforta. Penso di no. È chiaro che una tale situazione sociale richiede un lavoro profondo sul tessuto e sui territori. Ma nel frattempo dobbiamo anche essere capaci di proteggere i nostri luoghi. Alla «Sarria», per esempio, i computer tornano. È un bene. Ma senza un sistema di videosorveglianza, quei pc saranno di nuovo rubati. Che facciamo? Una gara dopo l'altra? Il segnale che bisogna dare, oltre a quello del cuore, è anche quello della capacità di controllo del territorio, di imporre la legge dello Stato, di sorvegliare, di prevenire, di dare noi scacco matto a quelli che vogliono «mangiare sulle scuole». E allora l'appello va al sindaco di Napoli, che è anche sindaco della Città Metropolitana, affinchè si faccia promotore di una iniziativa urgente per proteggere le scuole della città. Con fondi comunali, se è possibile, con fondi della Città Metropolitana, eventualmente, con un invito a Regione e Governo se è il caso; ma si attivi una iniziativa politica e istituzionale forte, seria, per mettere le scuole della città sono un mantello protettivo. Videosorveglianza, tutela, sistemi di sicurezza: nessuno si azzardi più a entrare in una scuola e a portare via i computer ai ragazzi. Questa deve essere la priorità. Vale come esigenza operativa ma vale anche come messaggio simbolico. Se proteggiamo banche e luoghi del potere, non possiamo non proteggere i nostri luoghi del sapere, dove si forma il futuro, dove si organizza la speranza. Altrimenti continueremo a incassare sconfitte e a consolarci, il giorno dopo, col cuore grande di chi però riesce solo a correre ai ripari.

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