Regione, rispuntano i vitalizi «Camuffati» ma il consiglio è diviso

Fonte: Gerardo Ausiello da Il Mattino 

Regione Campania - Sono usciti dalla porta ma ora rischiano di rientrare dalla finestra. Tornano a far parlare di sé i vitalizi «camuffati», quelli che a fine dicembre i consiglieri regionali di tutti gli schieramenti avevano dovuto, loro malgrado, accantonare per arginare l'ondata di indignazione sorta sulla scia dell'inchiesta de II Mattino. Ma il famigerato articolo nel quale venivano definite le ingegnose regole del nuovo sistema previdenziale non era stato cancellato e gettato via. No, si era deciso, per quieto vivere, di metterlo solo da parte in modo da poterlo ripresentare al momento opportuno. Ebbe ne quel momento è arrivato. Già pochi giorni dopo l'infuocata seduta prenatalizia del Consiglio, infatti, si era dato mandato agli uffici di riportare il testo all'attenzione delle commissioni competenti (Affari istituzionali e Bilancio), cosa che è effettivamente avvenuta. La discussione non è ancora iniziata, ma probabilmente è solo questione di giorni. L'intento appare chiaro: arrivare comunque all'approvazione di una legge in grado di regolamentare il sistema pensionistico anche se ciò significherà affrontare le inevitabili polemiche del caso. Insomma, il Consiglio sembra deciso ad andare avanti. Pazienza se qualcuno griderà allo scandalo accusando i politici di «far parte della casta». L'obiettivo è dunque questo, si tratta adesso di stabilire come dovrà essere articolata la riforma. Un'impresa non semplice perché all'interno dell'assemblea campana si sono formate varie correnti di pensiero, per giunta in certi casi a distanze siderali tra loro.


Il punto di partenza sarà il contestato testo già bocciato una volta dall'Aula (ma su cui, in un primo momento, si era costruito un accordo consociativo), con il quale si ricorre ad un sistema di calcolo contributivo secondo la medesima disciplina in vigore alla Camera dei deputati; si consente di accedere al trattamento pensionistico anche a chi ha svolto solo un mandato di cinque anni o a chi non è stato eletto (come gli assessori, nominati dal presidente della giunta); si prevede una quota di contributo a carico del consigliere e dell'assessore pari all'8,80 per cento della base imponibile, mentre la quota a carico del Consiglio regionale è pari a 2,75 volte la quota a carico del beneficiario. In pratica con questo meccanismo, che è stato messo a punto dal presidente della commissione Bilancio Franco Picarone, sarebbe possibile sommare la pensione al vitalizio tradizionale (abolito solo a partire da questa legislatura, resta invece in vigore per tutti gli ex consiglieri). Proprio queste misure, particolarmente vantaggiose in rapporto ai trattamenti previdenziali di altre categorie, avevano suscitato dubbi e distinguo, e non solo nell'opinione pubblica. Ad esprimere pubblicamente perplessità su questo modello era stato, in particolare, il capogruppo dei Verdi Francesco Borrelli. Che ha invece teso la mano ad un'altra ipotesi, quella avanzata dal Movimento 5 Stelle, dove non viene previsto il cumulo della pensione con il vitalizio tradizionale. «Ripartiamo da questa proposta», ha più volte detto Borrelli. Nessuna intesa, inoltre, sull'età minima per accedere al trattamento previdenziale: tra i consiglieri c'è chi vorrebbe fissarla a 60 anni mentre in tutte le categorie si sta andando ormai ben oltre i 65 anni. Su una cosa, invece, i componenti dell'assemblea sono decisamente d'accordo: la materia andrà per forza di cose regolamentata. «Dobbiamo farlo, altrimenti i contributi che stiamo versando dall'inizio della legislatura andranno perduti», è il ragionamento che si fa negli uffici del Consiglio al Centro Direzionale. La strada, tuttavia, resta in salita. Intanto perché il clima attorno alla politica si fa sempre più pesante. E poi perché alla Camera dei deputati ci si sta muovendo in una direzione opposta, quella della riduzione dei vitalizi e degli altri privilegi invisi ai cittadini. Peraltro se davvero si dovesse mettere mano alla questione, non si potranno non affrontare aspetti su cui finora si sono chiusi entrambi gli occhi: i doppi vitalizi (numerosi politici incassano ogni mese due rendite per essere stati in passato sia parlamentari che consiglieri regionali) e la reversibilità dei vitalizi (in caso di decesso del politico, la rendita passa agli eredi). Ce n'è abbastanza, in questo terreno minato, per muoversi con prudenza. Ne è consapevole De Luca, che nella seduta del 21 dicembre, in piena bagarre, ha chiesto e ottenuto l'accantonamento del discusso testo. Da allora sono trascorsi meno di due mesi e il Consiglio si trova di nuovo davanti ad un bivio: se, com'è probabile, deciderà di andare avanti, potrebbe toccare ancora una volta al governatore porre il veto.

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