Terremoto, allarme dei geologi «Comuni campani impreparati»

Il monito: «Due milioni di cittadini in aree a rischio, ma i Piani non sono aggiornati». Legambiente accusa: «Smantellato un modello di Protezione Civile che funzionava» 

Fonte: Luigi Mannini da Metropolis 

L'Italia continua a crollare anche quando le scosse che hanno martoriato il Centro Italia, ben 53.000 quelle registrate dal 24 agosto ad oggi, sono ferme. Crolla nella fiducia della popolazione verso le istituzioni, crolla nella speranza di un futuro migliore. E crolla anche perché lo Stato non riveste più quel ruolo quasi naturale di tutore attento e premuroso nei confronti della sicurezza e della salute dei suoi cittadini come invece dovrebbe essere. Il tremendo sisma del Centro Italia, evidentemente, non ha insegnato nulla. Il grido d'allarme arriva da Gerardo Lombardi, Vice Presidente dell'Ordine dei Geologi della Campania e Coordinatore della Commissione Protezione Civile. Un'altra Cassandra? «In Campania - si legge in una nota a firma di Lombardi - 233 Comuni non hanno ancora aggiornato il rispettivo Piano di Emergenza Comunale, quello che garantisce la sicurezza della popolazione. Eppure in Campania abbiamo rischio sismico, vulcanico ed idrogeologico. I cittadini non sanno nulla. L'informazione è invece basilare».
 
E poi «Non bisogna dimenticare che in Campania oggi tutti i comuni, con l'aggiornamento della Classificazione Sismica, sono stati classificati, a diverso grado, a rischio sismico, e circa il 50% ha subito quantomeno un incremento di classe sismica. 1.907.800 famiglie si trovano in aree a rischio, mentre sono 865.778 gli edifici pubblici e privati in aree a elevato rischio sismico». Sicurezza, appunto. «Queste cose le abbiamo dette quando abbiamo presentato un dossier nel maggio del 2016. Il titolo è "Ecosistema rischio". Già allora, prima del sisma che ha colpito il Centro Italia, denunciavamo che sono ancora tantissimi i comuni eh en on hanno ne aggiornato, ne tantomeno redatto un Piano di Emergenza Comunale» dice Rossella Muroni Presidente Nazionale di Legambiente che, insieme ai suoi volontari, è impegnata nelle operazioni di sostegno e solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma che se non occupa più la ribalta della cronaca nazionale, continua a mordere popolazioni ormai allo stremo. «Si tratta comunque di un'emergenza che non riguarda solo la Campania. Questo significa che prevenzione e informazione sono mancate totalmente. Le popolazioni, in generale, non sanno come comportarsi quando si trovano nel bei mezzo di un'emergenza scegliendo soluzioni istintive che non sempre corrispondono a quelle più indicate. A volte restano inermi proprio per l'assenza totale di informazioni. Ad agosto ho partecipato a un dibattito con il Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio che diceva la stessa cosa, e cioè che vorrebbe vedere i cittadini in fila nei rispettivi comuni a pretendere notizie, informazioni. La disinformazione uccide più degli eventi naturali». Disinformazione che non basta però a giustificare ritardi e polemiche nati sul versante soccorsi a quella gente. Qualcosa non ha funzionato. «Sicuramente il sistema è andato in tilt. Il vecchio modello della protezione civile che è stato smantellato, non è stato rimpiazzato adeguatamente. Depotenziare le province, sciogliere le comunità montane riformare il Corpo Forestale dello Stato sono scelte legittime che però pesano in circostanze del genere se non vengono proposte alternative valide. Speriamo che la nuova riforma ponga rimedio alle storture».

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