Il maggio in Toscana

“[…] maggio è il mese dei fiori e degli uccelli, in cui la natura appare come una grande madre fertile, i Romani lo avevano dedicato alla Madre Terra e alle dee come Flora, feconda di frutti e di fiori. Per questo, in tutta Europa, sono diffuse le feste in onore degli alberi o della natura, come il calendimaggio fiorentino, che dette origine agli stornelli:<<Fiorin Fiorello non dirmi quanto maggio è mese bello…>>. In un mondo semplice come quello delle nostre campagne di un tempo, maggio, mese dei fiori, era celebrato recitando in allegria stornelli come questo in cui ricordo due delicate strofe. Comincia così: <<Eccolo maggio, fa fiori l’ortica, se c’è bambini in casa che Dio li benedica>> e finisce:<<Fiore di maggio, gli è fiori di ontani e prego Dio che vi tenga tutti sani>>. Più tardi il cristianesimo fece sue queste celebrazioni dedicando il mese alla Madonna. […] . La media delle temperature massime è 23° C e quelle delle minime 12° C. la media delle piogge è di 60 millimetri. Gli anni con piogge abbondanti venivano considerati sfavorevoli per il raccolto del frumento, ma buoni per i pascoli. Siamo ancora in una fase di grande variabilità, come ricorda il proverbio: <<Fino ai santi fiorentini (Sant’Antonino, che ricorre il 10 del mese) non pigliare i panni fini>>, oppure come si avverte dalla preoccupazione per i “santi di ghiaccio”, San Pancrazio, San Servazio, San Bonifazio (12, 13 e 14), che possono riportare una specie d’inverno, da cui il proverbio:<<Né di maggio, né di maggione non ti levare il pelliccione>>. Da qui l’uso in alcune regioni dell’Italia e della Francia di vendere il raccolto previsto – si diceva “in piedi” – prima di questi giorni, per evitare le perdite del caso di un eventuale ritorno del freddo. […] . La tortora e, la civetta e il rosignolo cantano la sera, il pettirosso e la capinera la mattina, i falchi cacciano le allodole, le api indaffarate volano di fiore in fiore. Dice un proverbio toscano: <<Di maggio gli uccelli grandi e piccini hanno nel nido uova e pulcini. […] Le ginestre e il giaggiolo tingono di giallo e di viola le nostre campagne, mentre la scopa, con la quale un tempo si facevano le granante per spazzare le strade e le aie, riempie i boschi delle nostre colline di un profuuo caratteristico. […]”
(Tratto da: Giampiero Maracchi, Informatore Coop di maggio 2017)

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