Maria Adelaide Hedwig Dohm (Berlini 1831-1919) |
Suscita stupore che proprio coloro i quali negano nel modo più assoluto alla donna la razionalità, il controllo dei propri sentimenti, la capacità di giudizio affermino a gran voce che la madre è l’unica educatrice dei propri figli, a ciò chiamata da Dio e dalla natura.
Come Mosé batté ad un’arida roccia e ne fece sgorgare una fresca sorgente, così dal misero cervello di una madre deve zampillare una fresca sorgente di sapienza pedagogica. Davvero? Di botto, la stupidità di una donna, non appena essa genera il figlio, si trasforma in intelligenza, e la sua debolezza fisiologica (cfr. Mobius) in acutezza d’ingegno, la sua cecità in chiarezza di visuale.
Nella mia lunga vita ho constatato generalmente l’opposto: le donne più intelligenti, una volta madri, diventano folli, le più dotate di nobili sentimenti egoiste, le più acute d’ingegno divengono ottuse allorché si tratta dei propri figli. L’amore materno è piuttosto un impedimento che un’agevolazione per un’educazione corretta e ragionevole. (....)
L’ampio sbandieramento degli istinti è il cavallo di battaglia dei nostri nemici: per costoro stolta colei che, nella ricerca affannosa dell’intelligenza, sacrifica la propria sacra innocenza ad un profano sapere. Assomiglia a Esaù che vendette il diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie.
Me ne infischio degli istinti; raramente essi sono d’accordo con la morale (e certamente neppure le intelligenze lo sono sempre). Tra coloro che difendono gli istinti, ottimi esempi sono costituiti da ubriaconi, ingordi e maniaci sessuali. Istinto ed egocentrismo sono intimamente connessi. Pensiamo rabbrividendo allo scatenamento degli istinti che avviene in occasione delle guerre.
Autocontrollo e autodominio rientrano nel repertorio di ogni pedagogia, e autocontrollo vuol dire appunto repressione, dominio del nostri istinti sottomessi ad un’affinata razionalità protesa al conseguimento della dignità umana. Non rifiuto affatto gli istinti, sempreché essi intervengano limitatamente e non prevalgano nelle azioni umane.
Autocontrollo e autodominio rientrano nel repertorio di ogni pedagogia, e autocontrollo vuol dire appunto repressione, dominio del nostri istinti sottomessi ad un’affinata razionalità protesa al conseguimento della dignità umana. Non rifiuto affatto gli istinti, sempreché essi intervengano limitatamente e non prevalgano nelle azioni umane.
"il manifesto" ritaglio senza data, probabilmente 1982