Al Teatro Brancaccino in scena “Gl’innamorati di Goldoni”, radicale riscrittura contemporanea dell'omonima comedia

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ROMATeatro dei Borgia e Teatri di Bari, Gl'Innamorati di Goldoni, di Fabrizio Sinisi, regia Gianpiero Borgia, con Gianpiero Borgia e Elena Cotugno, musiche di Papaceccio mmc, costumi di Giuseppe Avallone, luci Pasquale Doronzo, disegno di scena Elena Cotugno. Dall'1 al 4 dicembre 2016, dal giovedì al sabato ore 20; domenica ore 18.

Nell’ambito della rassegna “Spazio del racconto” al Teatro Brancaccino va in scena “Gl’innamorati di Goldoni” dall’1 al 4 dicembre. La pièce non è l’attualizzazione dell’omonima commedia scritta da Goldoni nel 1759, ma ne è la radicale riscrittura contemporanea. Le differenze fra l’opera originaria e questa nuova commedia sono le stesse che corrono fra l’attualità e la contemporaneità. Una drammaturgia che raduna tutte le opposizioni del sentimento e della morale, tutti i sintomi, le mode, gli stili del presente in una radicale rivisitazione del classico di Goldoni, trasportandolo a un'altra latitudine e a un'altra temperatura del contemporaneo.

Scritto a Bologna nel 1759, Gli innamorati è un canovaccio che ormai da quasi trecento anni splendidamente precipita verso il suo inesorabile lieto fine. La traccia di Goldoni è quella canonica: Eugenia e Fulgenzio - giovani, belli, tremendamente appassionati l'uno all'altra - desiderano sposarsi, ma una serie d’inconvenienti rischia di far saltare l'agognato matrimonio.

Eugenia e Fulgenzio sono, però, anche altro: due luoghi, due nevrosi, due macchine di desiderio, due maschere, due trattati di recitazione: si fingono ciò che non sono, mettono continuamente in scena se stessi. La riscrittura di Fabrizio Sinisi è la messinscena di una convulsa auto-rappresentazione dell'oggi: le sclerosi, i drammi, le potenze del presente. Riscrivere Gl'innamorati  ai nostri giorni permette di arrivare a Goldoni “a ritroso”: si deraglia nel trattato antropologico, nello sketch, nella rissa linguistica, nella rifrazione ossessiva, nel concitato dentro-fuori del personaggio.


Con il nostro “Gl'innamorati di Goldoni”, diamo vita a un progetto di lavoro sulla trasposizione della Commedia. Il nostro rifacimento, fin dalla scrittura, crea un ponte tra il Settecento e la contemporaneità, fra il settentrione goldoniano e il meridione di oggi. I personaggi sono ridotti a due e la situazione catastrofica, presupposto della commedia, è l'Innamoramento stesso: forma d'insania, d’impazzimento, di volontà di possesso e di conquista. L'innamoramento come guerra e contrasto, vera e propria forma di combattimento tra uomo e donna. Con Gl’innamorati di Goldoni, realizziamo il primo capitolo del Progetto Goldoni, dedicato alla riscrittura contemporanea e meridionale della commedia. E che cos’è la commedia? Aristotele, su questo, è molto chiaro: commedia è quella vicenda teatrale che – a differenza della tragedia – inizia male e finisce bene. In questa descrizione ormai canonica, l’attenzione viene sbilanciata soprattutto sul secondo polo, l’epilogo positivo, il “lieto fine”. A noi sembra però altrettanto importante il primo termine, l’inizio negativo: una situazione iniziale aggrovigliata al punto da apparire, anche ai suoi stessi attori, irreversibile. In questo senso, il Sud dell’Italia sembra innatamente, quasi vocazionalmente, portato per la commedia. 

Ne ha assunto e declinato personaggi e situazioni: l’innamorato nevrotico, il vecchio avaro, l’uomo vanesio e caciarone, la prorompenza della pulsioni fisiche e vitali.

Fabrizio Sinisi (Barletta, 1987) è drammaturgo, poeta e traduttore. Nel 2012 ha debuttato come autore con La grande passeggiata, con la regia di Federico Tiezzi e l’interpretazione di Sandro Lombardi, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. Il suo ultimo lavoro, Jekyll, è risultato finalista al Premio Riccione 2015. Collabora col Piccolo Teatro di Milano, il Teatro di Roma e il Teatro Nazionale della Toscana. Dal 2010 è dramaturg stabile della Compagnia Lombardi-Tiezzi di Firenze e docente di Drammaturgia presso il Teatro Laboratorio della Toscana e la Scuola di Scrittura Flannery O’Connor di Milano. Dal 2016 è per il Teatro degli Incamminati e per il Centro Teatrale Bresciano. Suoi testi sono stati rappresentati in Croazia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Romania, Svizzera. In poesia il suo Contrasto dell’uomo e della donna ha di recente ottenuto la prestigiosa menzione del Premio Carducci.


TEATRO DEI BORGIA, fondato nel 2001 da Gianpiero Borgia, si proponeva di esplorare i classici di repertorio secondo i criteri della tradizione russa appresi da Jurij Alschitz (di cui Borgia è stato allievo, poi collaboratore) e Anatoli’j Vassile’v. Nel 2009, in occasione della messinscena di Troilo e Cressida, Borgia incontra l’attrice Elena Cotugno, che diventerà sua moglie e componente stabile dell’ensemble di compagnia. È a partire da questo momento che inizia a nascere l’idea di un gruppo teatrale clan. Una “famiglia teatrale” che desidera innanzitutto utilizzare quei criteri stanislavskijani nei confronti della scrittura occidentale contemporanea, in particolare della commedia. Nonostante l’ormai assai probabile discendenza dai noti omonimi della storia italiana, Gianpiero Borgia non ha mai ammesso pubblicamente questa eredità. Ma partire dal 2014, la discendenza dai Borgia diventa il primo passo di una decisiva riflessione estetica: “I Borgia sono da secoli l’emblema della famiglia feroce, corrotta, preda del vizio. Noi, indegni eredi, facciamo teatro amandoci. Non siamo né la tragedia, né la farsa della storia ripetuta, siamo la commedia.”

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