di Filomena Baratto
Vico Equense - L’anno volge al termine e tutti noi facciamo bilanci ricordando i momenti che ci hanno resi protagonisti, accarezzando quelli che vorremmo rivivere e volendo riproporre quelli che ci hanno fatto stare bene. Un anno sembra così lungo, ma alla fine si riduce a un soffio. Un soffio che condensa in pochi giorni la vera vita vissuta. Trascorriamo gran parte del nostro tempo assorbiti dal lavoro, al quale dedichiamo pensieri, forze e progetti. Dopo il lavoro ci sono gli eventi che ci danno grandi emozioni così come le possono spegnere. Gli eventi positivi rafforzano e ci invitano a fare sempre meglio, quelli negativi sono una sorta di scuola, ci pongono continue domande e ci fanno riflettere. Nei nostri bilanci dobbiamo contare i nostri sforzi, quelli che facciamo per migliorarci e per creare contesti migliori. Più che sforzi, da veri masochisti , amiamo la parola “sacrificio” che ben si addice allo sforzo, inteso come atto per raggiungere uno scopo e che si pone sempre nell’ottica di“perdere qualcosa per acquistarne un’altra”. Ogni cambiamento richiede uno sforzo e un sacrificio e mette in conto una perdita e un guadagno. Siamo dei matematici più di quanto immaginiamo, più di noi lo è la vita. Lei soppesa tutto: le nostre forze, i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre capacità, poi pone la situazione su di una scacchiera e gioca con noi. Ma il gioco implica azioni, movimenti, avanzamenti e retrocessioni. Gran parte del gioco è preso dalle decisioni che a loro volta preludono riflessioni, ripensamenti, volontà da rafforzare o a cui dare azione. Quando facciamo i nostri bilanci mettiamoci anche i momenti leggeri, quelli ricchi di risate e di abbandono che sono poi i veri rigeneratori della nostra vita, quelli che caricano il nostro motore, fonte di forza e di fiducia per il futuro. Amiamo quelli che ci fanno ridere perché tengono alla nostra gioia, quando con noi sono felici. Ridere insieme implica una maggiore complicità di quando si è seri.
Ridere è forza, è capacità di prenderci in giro annullando i momenti no o aggirandoli con leggerezza. Nei bilanci togliamo i nostri pregiudizi nei confronti degli altri e con i quali ingabbiamo ogni cosa. La vita non è un carcere ma un’area verde, un parco dove c’è ossigeno, panchine, alberi, laghi, fiori e quant’altro. Se ci chiudiamo nei pregiudizi, abbiamo scelto di non vivere all’aria aperta ma al buio di una prigione. Nei nostri bilanci impariamo a mettere con un asterisco le nostre passioni, che riconosciamo perché ci trascinano e prendiamole in seria considerazione per essere il nostro carburante, assecondandole e alimentandole. Aggiungerei anche la conoscenza, l’informazione, la coltivazione di noi stessi. E i dolori? Mi direte, quelli vengono senza sforzo, senza chiederli, sono come quando manca l’olio all’ingranaggio e noi sentiamo uno stridere dei meccanismi…ecco lì ci fermiamo perché un anello ha bloccato il meccanismo. Il dolore non lo chiede nessuno ma ciascuno ha la chiave del suo dolore. Gli altri rappresentano una parte di questa chiave al nostro dolore quando arriva. Un anno non va via, scorre, come acqua, va a formare una corrente nel vasto mare e noi a rammaricarci per vederla dispersa nell’oceano. Un anno fatto di giorni lieti e tristi, ore leggere e che non passano mai, momenti annoiati o emozionanti. Che varietà il nostro tempo! Ce n’è per tutti. Il tempo è una giostra dove siamo trasportati e mentre il giro ci fa divertire, l’aria ci sveglia, un moscerino c’ infastidisce, una corda si avvolge. Un anno vissuto è una grazia, ancor di più poterne parlare e tenerlo nella memoria con quei quattro momenti scolpiti nel cuore che hanno un valore inestimabile. Quando stappiamo le nostre bottiglie, raccogliamo le più belle azioni, i più bei momenti dell’anno e mentre lo spumante innaffia l’aria e le bollicine fremono scivolando per ogni dove, noi siamo fieri di quello che abbiamo vissuto anche se ci fossero più momenti da cancellare che da incorniciare. Non concludiamo l’anno credendo che il prossimo sia il migliore, ma augurandoci che ci dia forza e passione, sia sereno e di pace, per il resto bastiamo noi a scriverci gli eventi più belli che non faranno parte di questo o di quell’anno ma di noi.
Vico Equense - L’anno volge al termine e tutti noi facciamo bilanci ricordando i momenti che ci hanno resi protagonisti, accarezzando quelli che vorremmo rivivere e volendo riproporre quelli che ci hanno fatto stare bene. Un anno sembra così lungo, ma alla fine si riduce a un soffio. Un soffio che condensa in pochi giorni la vera vita vissuta. Trascorriamo gran parte del nostro tempo assorbiti dal lavoro, al quale dedichiamo pensieri, forze e progetti. Dopo il lavoro ci sono gli eventi che ci danno grandi emozioni così come le possono spegnere. Gli eventi positivi rafforzano e ci invitano a fare sempre meglio, quelli negativi sono una sorta di scuola, ci pongono continue domande e ci fanno riflettere. Nei nostri bilanci dobbiamo contare i nostri sforzi, quelli che facciamo per migliorarci e per creare contesti migliori. Più che sforzi, da veri masochisti , amiamo la parola “sacrificio” che ben si addice allo sforzo, inteso come atto per raggiungere uno scopo e che si pone sempre nell’ottica di“perdere qualcosa per acquistarne un’altra”. Ogni cambiamento richiede uno sforzo e un sacrificio e mette in conto una perdita e un guadagno. Siamo dei matematici più di quanto immaginiamo, più di noi lo è la vita. Lei soppesa tutto: le nostre forze, i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre capacità, poi pone la situazione su di una scacchiera e gioca con noi. Ma il gioco implica azioni, movimenti, avanzamenti e retrocessioni. Gran parte del gioco è preso dalle decisioni che a loro volta preludono riflessioni, ripensamenti, volontà da rafforzare o a cui dare azione. Quando facciamo i nostri bilanci mettiamoci anche i momenti leggeri, quelli ricchi di risate e di abbandono che sono poi i veri rigeneratori della nostra vita, quelli che caricano il nostro motore, fonte di forza e di fiducia per il futuro. Amiamo quelli che ci fanno ridere perché tengono alla nostra gioia, quando con noi sono felici. Ridere insieme implica una maggiore complicità di quando si è seri.
Ridere è forza, è capacità di prenderci in giro annullando i momenti no o aggirandoli con leggerezza. Nei bilanci togliamo i nostri pregiudizi nei confronti degli altri e con i quali ingabbiamo ogni cosa. La vita non è un carcere ma un’area verde, un parco dove c’è ossigeno, panchine, alberi, laghi, fiori e quant’altro. Se ci chiudiamo nei pregiudizi, abbiamo scelto di non vivere all’aria aperta ma al buio di una prigione. Nei nostri bilanci impariamo a mettere con un asterisco le nostre passioni, che riconosciamo perché ci trascinano e prendiamole in seria considerazione per essere il nostro carburante, assecondandole e alimentandole. Aggiungerei anche la conoscenza, l’informazione, la coltivazione di noi stessi. E i dolori? Mi direte, quelli vengono senza sforzo, senza chiederli, sono come quando manca l’olio all’ingranaggio e noi sentiamo uno stridere dei meccanismi…ecco lì ci fermiamo perché un anello ha bloccato il meccanismo. Il dolore non lo chiede nessuno ma ciascuno ha la chiave del suo dolore. Gli altri rappresentano una parte di questa chiave al nostro dolore quando arriva. Un anno non va via, scorre, come acqua, va a formare una corrente nel vasto mare e noi a rammaricarci per vederla dispersa nell’oceano. Un anno fatto di giorni lieti e tristi, ore leggere e che non passano mai, momenti annoiati o emozionanti. Che varietà il nostro tempo! Ce n’è per tutti. Il tempo è una giostra dove siamo trasportati e mentre il giro ci fa divertire, l’aria ci sveglia, un moscerino c’ infastidisce, una corda si avvolge. Un anno vissuto è una grazia, ancor di più poterne parlare e tenerlo nella memoria con quei quattro momenti scolpiti nel cuore che hanno un valore inestimabile. Quando stappiamo le nostre bottiglie, raccogliamo le più belle azioni, i più bei momenti dell’anno e mentre lo spumante innaffia l’aria e le bollicine fremono scivolando per ogni dove, noi siamo fieri di quello che abbiamo vissuto anche se ci fossero più momenti da cancellare che da incorniciare. Non concludiamo l’anno credendo che il prossimo sia il migliore, ma augurandoci che ci dia forza e passione, sia sereno e di pace, per il resto bastiamo noi a scriverci gli eventi più belli che non faranno parte di questo o di quell’anno ma di noi.