Il Jiu Jitsu è un culto?


























Un po' di tempo fa un tizio ha caricato un video nel quale si dava da solo la cintura marrone. La cosa mi ha davvero colpito - scrive Nicolas Grigoriades - ma non per le ragioni che si possono immaginare - e aggiunge - ovviamente darsi da soli la cintura è una cosa imperdonabile ma una cosa che ha detto mi ha fatto pensare:

"Tutte le gerarchie da psicopatici devono essere distrutte. Non è brasiliano e non è dei Gracie è solo jiu jitsu. Appartiene a tutti i popoli del mondo."

Grigoriades poi scrive alcune considerazioni che un suo amico, un fighter dell'UFC, una sera gli disse mentre stavano parlando del Jiu Jitsu: 

"In effetti a guardare bene il Brazilian Jiu Jitsu si presta ad essere associato ad un culto. Pensateci: ha un gerarchica, una struttura a piramide, in cima alla quale si trova una famiglia mistica che detiene la conoscenza 'segreta'. Vi è un sistema di graduazioni che indica il tuo posto nella piramide, e si indossa un' uniforme che mostra chiaramente la tua appartenenza. La conoscenza viene elargita dal maestro agli allievi in maniera verticale, dall'alto in basso, all'interno del gruppo si cerca di favorire una mentalità 'noi contro loro' sostenendo che il jiu jitsu è superiore alle altre arti marziali. Si incoraggiano gli allievi ad adottare un approccio quasi evangelico per acquisire nuovi "adepti". Se si guarda il Jiu Jitsu da questa prospettiva si inizia a prestare maggiore attenzione a certi aspetti non del tutto sani della cultura del jiu jitsu."

Nicolas Grigoriades conclude dicendo che non c'è alcun dubbio che quando ci si avvicina in modo corretto e in un ambiente sano, la pratica del jiu jitsu ha innumerevoli ricadute positive sulle persone, ma come per ogni cosa il jiu jitsu non è immune dagli elementi più oscuri della natura umana. Spesso questi elementi sono trascurati, perché siamo accecati dalla bellezza delle cose positive che sperimentiamo in palestra. 

Ora lasciamo la parola a  Ryan Hall, che in una lunga lettera aperta alla comunità marziale, scritta qualche anno fa, parla della sua esperienza personale. Dice di aver visto il lato peggiore delle arti marziali quello governato da sedicenti despoti sostenitori del fine-giustifica-i-mezzi e aggiunge:

"mi ero inconsapevolmente unito ad un culto, al cui centro c'era una figura percepita da molti come una sorta di messianico individuo meritevole di inflessibile devozione, impegno totale, indipendentemente dalla sua azioni. Ci sono individui che nascondono sotto una maschera socialmente accettabile una natura da predatori, delle personalità camaleontiche manipolatrici e amorali. Questi maestri usano parole come rispetto, onore, umiltà ma sotto questa impalcatura superficiale si nasconde un mondo di manipolazione, opportunismo, ed ego-gratificazione.

Un vero leader crea altri leader. Non desidera dominare quelli intorno a lui, ma elevarli. Non li eleva per il suo tornaconto, ma perché è la cosa giusta da fare. Un vero leader non vuole discepoli. Un vero leader spera di avere amici che lo rispettano sopratutto per essere, egli, una persona decente."

I gruppi di arti marziali che evolvono intenzionalmente o meno in situazioni di culto, sono per loro natura molto seducenti ma alla lunga però si rivelano per quello che sono: ambienti tossici. A meno che voi non siate persone tossiche riconoscete questi ambienti e statene alla larga.

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