Anche le suore protestanti servono a qualcosa


Il 25 novembre ho visto in faccia la morte. Non è stato quando un treno in stazione mi ha sfiorato, né quando in aereo c’è stato un vuoto d’aria, per cui siamo precipitati per 1.000 metri, ma quando ho sollevato una valigia di 22 chili. Da quel momento è cominciato il mio calvario, che mi ha portato a provare un dolore continuo per tutte le ore di volo, finché del tutto casualmente sono finito a casa di Aritahy, padrona di casa di Edith e Jean Charles, ad Antananarivo. Ero già stato negli anni scorsi a casa loro, essendo che Jean Charles è della stessa etnia di Tina, ma non sapevo che padrone dello stabile fosse quella 35enne di nome Aritahy che sarebbe stata determinante per la mia guarigione. Sollevando la valigia, infatti, l’omero destro è sceso di qualche millimetro dalla sua sede, causandomi un intenso e ininterrotto fastidio che partiva dalla punta della spalla, scendeva fino al gomito e raggiungeva l’anulare della mano destra. 

La ragazza, che è una “piandri” della FLM, cioè una suora luterana, dice che i nervi non c’entrano e che il dolore dipende solo dal fatto che la testa dell’omero è fuori dalla sua sede naturale. Il che limita notevolmente i miei movimenti, oltre a farmi sentire dolore. Quando poi Aritahy inizia il trattamento, prima del quale non manca di rivolgere una preghiera a nostro Signore Gesù, allora vedo le stelle, ma devo riconoscere che in seguito noto dei miglioramenti. La notte successiva sono riuscito a dormire, scoprendo però al mattino che tutto era tornato come prima. Dovrei avere ancora due trattamenti, al termine dei quali spero che le cose si sistemino: il dolore mi causa nausea, mi toglie l’appetito e m’impedisce anche di concentrami nella scrittura. Se in questo momento sto scrivendo è perché mi sono imposto di farlo.




Il lavoro di pranoterapeuta non è sconosciuto in Occidente. E’ una via di mezzo tra l’imposizione delle mani, come faceva Gesù, e i massaggi, come fanno in tanti specie in Estremo Oriente. In Friuli, quel genere di persone non laureate in medicina che mettono a posto ossa e nervi, si chiamano “Juste ues”, in Veneto “sdresa osi”. Se Aritahy si trasferisse in Italia farebbe i soldoni, tranne per il fatto che la Guardia di Finanza andrebbe a romperle le palle ogni momento. Anni fa facevo karate. Presi un calcio in una mano. Un signore di Sedegliano mi sistemò il nervetto spostato spalmandomi sulla mano un po’ di crema Nivea e con due abili mosse risolse il problema. Ora è morto, ma ricordo che nel suo cortile c’erano sempre parcheggiate numerose macchine e la sala d’aspetto era sempre gremita. Aritahy non può emigrare, ha un figlio adolescente ed è membro importante della Fiangonona loterana malagasy (FLM). Vive questa sua dote, o questa sua abilità, come una missione, fino a questo momento Tina le ha dato 10.000 ariary, ma alla fine dei trattamenti le daremo ancora una mancia, com’è giusto che sia. Un nostro proverbio dice: “Senza denari non canta un cieco”. E per il fatto che sia luterana si può dire che....nessuno è perfetto. Che Dio la benedica!


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