L'inferno è lastricato di numeri progressivi


Il nostro era il 41. Non sto parlando di autobus, ma di quei numeretti che si prendono dall'apposita macchinetta appena entrati in un ufficio pubblico, dando poi un'occhiata al pannello illuminato e una alle sedie libere. Nel nostro caso, il pannello luminoso indicava il 28 e da questo capimmo che le cose sarebbero andate per le lunghe. Poiché dovevo solo attraversare la piazza per recarmi a casa, lasciai il mio acquirente e sua moglie ad aspettare, in piedi, e dissi che sarei andato a prendere Pupetta. Il mio cliente mi chiese chi fosse e io risposi: "La mia cagnetta". Deduco che non abbia potuto fare a meno di pensare alla stranezza della cosa. Del resto, io ero sicuro che la presenza di un carlino in mezzo a gente spazientita e sempre più nervosa avrebbe avuto un effetto rilassante. E così fu infatti. Ma la presenza di Pupetta, che molti volevano accarezzare come si conviene con i carlini, non fu sufficiente ad evitare il peggio, a dimostrazione che l'essere umano è sì un animale gregario, socievole per natura, ma anche poco tollerante nei confronti dei suoi simili. Le cose sono andate così.



Una signora anziana seduta, evidentemente stufa di aspettare o forse perché doveva fare qualcosa di più urgente, appena vide che una giovane donna, accompagnata dal figlio adolescente, stava per prendere il numero, le diede il suo tagliando, si alzò e le disse: "Tenga, a me non serve. Vado via".
"Grazie - disse le ragazza, aggiungendo - Che fortuna!".
Non sapeva cosa le sarebbe successo di lì a poco. E nemmeno io lo sapevo. Solo mi congratulai mentalmente con lei, dicendo al mio ospite: "A quella donna oggi butta bene".
I minuti passavano e, in virtù del tempo psicologico, sembravano ore. Il numero 41 era di là da venire e io intrattenevo il mio acquirente e sua moglie con i miei racconti del Madagascar, soprattutto in riferimento all'indole selvaggia dei suoi abitanti. Appena la giovane donna, insieme al figlio adolescente che doveva fare la carta d'identità, entrò nell'ufficio anagrafe, tenendo stretto in mano quel pezzetto di carta che le era sembrato un biglietto vincente della lotteria, fu entrata, subito un'altra donna seduta sulle sedie a ridosso del muro cominciò a mugugnare. Per nostra disgrazia, trovò alleati. Altri convennero con lei che non è corretto passare avanti a chi sta aspettando da ore. 


Attraverso i vetri della porta vedevamo le procedure per il rilascio della carta d'identità, compresa la misurazione dell'altezza del ragazzo. Anche il mio ospite era leggermente spazientito, un po' perché era già mezzogiorno e l'ufficio chiudeva alle 12.30 e un po', soprattutto, perché alle due aveva un impegno e per tornare a casa c'era un'ora e mezza di autostrada. Per fortuna, il mio furgone, che l'uomo era venuto a comprare, senza il peso della mercanzia i 100 Km all'ora li supera facilmente, essendo 1.900 di cilindrata. Fatto sta che, una volta uscita dall'ufficio, che per inciso quel giorno aveva una sola impiegata anziché due come di norma, la giovane donna e il suo figliolo adolescente, entrammo noi, ma nella sala d'attesa scoppiò il putiferio. La donna che per prima aveva lamentato il fatto che la ragazza fosse passata davanti a tutti, grazie al "colpo di fortuna" del biglietto ricevuto in dono, non gliela lasciò passare liscia e la aggredì verbalmente. La giovane donna evidentemente rispose agli attacchi e noi, dall'interno dell'ufficio, attraverso la porta a vetri, vedevamo a tratti la scena del litigio, con i toni di voce alzati da entrambe le parti, che giungevano a noi benché le due mezze porte d'accesso all'ufficio fossero chiuse.


Io e il mio acquirente concludemmo il passaggio di proprietà del furgone, ma mentre l'impiegata preparava i nuovi documenti, alla moglie del mio cliente citai il noto proverbio: "L'inferno è lastricato di buone intenzioni", dal momento che una donna anziana aveva voluto fare del bene a una donna giovane, ma una donna di mezza età si era intromessa fomentando il linciaggio morale nei confronti della beneficiata, mentre l'anziana se n'era andata rimanendo inconsapevole del male che il suo bel gesto aveva prodotto. Si pensa di fare del bene all'umanità, per esempio accogliendo migranti che successivamente ti sfasciano la casa, ma poi interviene la natura umana (o il Diavolo per chi ci crede) e scompiglia le cose, facendo in ogni caso emergere la piccineria, la meschinità e l'intolleranza verso gli altri, che per Sartre erano "il nostro inferno". 


Amare conclusioni: il cristianesimo, che da 1700 anni predica l'amore per il prossimo, è fallito. L'invidia è una brutta bestia e gli italiani forse non sono tanto meglio degli abitanti selvaggi del Madagascar. Il nuovo proprietario del furgone, che mi aveva fedelmente accompagnato ai mercatini negli ultimi cinque anni, ha avuto il mezzo a disposizione in tempo utile, anche se non c'è stato il tempo per un caffé. Spero abbia fatto in tempo ad arrivare all'appuntamento delle due e soprattutto che sia rimasto soddisfatto dell'acquisto. Mi ha dato la sua mail, a cui manderò il link della mia pagina Facebook, così che se lui e sua moglie decideranno di farsi una vacanza in Magasacra, io e Tina li accompagneremo in qualità di guide.


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