TORINO - Con 123mila donatori volontari e 250mila donazioni l’anno, ovvero 57,2 per 1.000 residenti su una media italiana di 50,7 per 1.000, il Piemonte si conferma una delle regioni guida per la donazione di sangue, la prima per il contributo all’autosufficienza nazionale con una media fra le 19mila e le 22mila unità di globuli rossi cedute ad altre regioni.
Merito anche della stretta collaborazione tra la Regione e le associazioni dei volontari, che prosegue da decenni e che oggi si è rinnovata presso l’assessorato alla Sanità con la firma della nuova convenzione triennale, che sostituisce quella scaduta a fine 2015 e prolungata fino ad oggi. Presenti alla stipula dell’accordo l’assessore Antonio Saitta, i presidenti di Avis Piemonte, Giorgio Groppo, Fidas Piemonte, Doriana Nasi, e Consorzio Amici banca del sangue, Fernando Prono, e la responsabile della Rete trasfusionale piemontese Rosa Chianese. Il testo verrà ora inviato alle aziende sanitarie, incaricate di attuarlo attraverso convenzioni specifiche a livello locale.
“La firma della convenzione con le associazioni di volontariato rafforza la storica collaborazione che da tempo caratterizza il Piemonte come regione all’avanguardia in Italia per la raccolta del sangue - ha sottolineato l’assessore Saitta -. La capillarità della raccolta garantita dalle associazioni assicura l’efficacia dell’intervento, ci tutela in caso di eventi tragici ed emergenze e ci mette nelle condizioni di aiutare le altre regioni, oltre a rappresentare un indubbio vantaggio economico anche grazie al contributo di un esercito di migliaia di volontari”.
Delle 250mila donazioni annue - riporta ancora il comunicato stampa -, circa 210mila sono di sangue (46,2 per 1.000 abitanti, la media italiana è di 42,6 per 1.000). La maggior parte delle unità cedute dal Piemonte viene utilizzata da Sardegna e Lazio, prevalentemente per pazienti, come i talassemici, la cui sopravvivenza è legata alla trasfusione periodica di globuli rossi. In particolare, le unità di globuli rossi fornite dai nostri Servizi trasfusionali coprono circa il 70% della carenza della Sardegna.
Inoltre la regione è tra le cinque grandi produttrici di plasma inviato al frazionamento industriale per la produzione di medicinali plasmaderivati (circa 70.000 chilogrammi l’anno). Una produzione realizzata nell’ambito di un accordo interregionale di lunga durata (Lombardia-Piemonte-Sardegna, a cui si sta aggiungendo il Molise), che rappresenta circa il 29% dell’intero volume di plasma nazionale inviato alla produzione farmaceutica.