“[…] Per una strana e poetica coincidenza, Milton, nel suo cosmico intitolato Paradise Lost, il solo che si avvicini ai grandi miti fioriti a Firenze, tre volte invoca Firenze e le valli e i colli circostanti nella sua celebre descrizione di Satana. Egli paragona lo scudo di Satana alla luna:
“Hung on his shoulders like the Moon, whose Orb
Through Optic Glass the Tuscan Artist views
At Ev’ning from the top of Fesole,
Or in Valdarno, to descry new Lands,
Rivers or Mountains in her spotty Globe.”
(Pende dalle sue spalle come la Luna, la cui Sfera
osserva l’artista toscano con il Vetro Ottico,
di sera, dalla collina di Fiesole
o in Valdarno, per descrivere nuove Terre,
Fiumi o Monti sul suo maculato Globo).
E poco più oltre parla delle legioni di Satana:
“His legions, angel forms, who lay entranced
Thick as autumnal leaves that strew the brooks
In Vallombrosa, where the Etrurian shades
High overarched embower.”
(Innumer falangi
Che ammucchiate giacean qual sotto gli alti
Archi de’ boschi opachi in Vallombrosa
S’ammassano e ricoprono i suggetti
Riva in autunno le cadute foglie)
(Tratto da Mary McCarthy, Le pietre di Firenze, 1956)