Il signor Spock vuole sapere la verità


“La verità la sappiamo solo noi, Eleonora e Dio”, ha detto Rita Benini, moglie di Lino Bottaro, nonché madre della diciottenne che nell’agosto scorso morì di leucemia, perché, dissero in coro i guardiani dell’ortodossia, aveva rifiutato la chemioterapia che l’avrebbe salvata. Al che, un lettore del Gazzettino, che si firma Spock 67, ha così commentato: ”Dio a voi non risponde e non può farlo neanche quella povera ragazza, a questo punto diteci quale sarebbe la verità perché altrimenti non siete altro che degli ipocriti che hanno tolto una possibilità di sopravvivenza alla figlia”. L’utente chiede di sapere la verità e questo è un buon segno. In effetti, ne ha proprio bisogno, visto che la sua domanda parte dal presupposto che la scienza medica e le cure relative esistano per il bene dei pazienti, così come gli è stato fatto credere. Probabilmente, appartiene a quella folta schiera di persone che credono che i governi esistano per il bene dei cittadini, così come a tutti noi è stato fatto credere. Probabilmente, appartiene a quella folta schiera di persone che credono che le torri gemelle siano state abbattute da 19 beduini. In altre parole, il signor Spock (mi viene da ridere pensando a Star trek) pretende di essere illuminato, circa le cure naturali, da Rita e Lino, che immagino non abbiano nessuna voglia di registrarsi presso il sito del Gazzettino e di rispondere al commentatore. Io, infatti, se fossi al loro posto, direi al curioso lettore: “Informati da solo! Nell’era di internet l’ignoranza è colpa”.



Ciascuno di noi, con il nostro difficile percorso per uscire dalle tenebre della menzogna, ha impiegato anni di studi, letture, ricerche e riflessioni, per arrivare a sapere quello che sappiamo. E non abbiamo ancora finito. Invece, Spock 67 vorrebbe la pappa pronta, la verità spiattellata su un piatto d’argento, forse senza essere veramente interessato a conoscere la risposta, trattandosi quindi di domanda capziosa, né tanto meno senza voler fare il minimo sforzo per informarsi su chi sia il dottor Geerd Hamer, cosa sia la Nuova Medicina Germanica e cosa siano le 5 Leggi Biologiche. Come Lino e Rita non avranno neanche letto la domanda di Spock, così Spock non leggerà queste mie righe, pertanto si può parlare di incomunicabilità, sia perché lo spirito con cui la domanda è stata posta è farlocco, sia perché il mezzo usato per interloquire ha dei limiti intrinseci che lo rendono un tantino disumano. Inadatto a raggiungere la conoscenza. Nemmeno io ho intenzione di registrarmi sul sito del Gazzettino. Non ho tempo per star dietro a tutto. Ma una risposta posso tentare di darla all’utente dalle orecchie a punta.


Premetto che a scuola sono sempre stato un somaro. Ho sempre preferito affidarmi all’intuito che allo studio delle “sudate carte” di leopardiana memoria, anche se le riflessioni notturne mi hanno spesso salvato dall’essere un emerito ignorantone. E allora, sorvolando sul fatto, del tutto ovvio nel contesto di dittatura farmaceutica in cui viviamo, della messa al bando del dottor Hamer, ciò che so delle Cinque Leggi Biologiche è che sono la continuazione della psicosomatica, come la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Le 5 L.B. spiegano le cause delle malattie e ribadiscono ciò che già gli antichi filosofi come Ippocrate e Galeno avevano capito: la malattia è il rimedio a uno stato patologico dell’organismo. Pertanto, combattere la malattia, che è alleata e non nemica, è semplicemente ridicolo, per non dire tragico. Se oltre agli antichi aggiungiamo un moderno, quel Luigi Pasteur che disse: “Il germe è nulla, il terreno è tutto”, otteniamo un quadro che assolve le malattie e mette sotto accusa lo stato debilitato del corpo, su cui le malattie hanno buon gioco. Applicato questo alla povera Eleonora, morta di leucemia, cioè di cancro del sangue, significa che aveva problemi irrisolti di natura psichica, che hanno permesso alla leucemia di manifestarsi.




Lo ripeto, sono sempre stato un somaro a scuola, ma una volta capito i meccanismi, è possibile anche risalire alle cause partendo dagli effetti. Faccio un esempio che mi riguarda, non avendo mai conosciuto né Eleonora di persona, né la sua storia clinica. Due anni fa mi trovavo, come ora, in Madagascar. Avevo con me due carte di credito, una VISA e una MAESTRO (Master card). Andai in banca e mi dissero che la seconda non era accettata nella grande isola australe. Fu così, per la paura improvvisa di non farcela con i soldi, che mi presi l’epatite. Questo lo seppi dopo, quando rientrai in Italia ed Anthony Santelia (che evidentemente a scuola non era un somaro come me) mi disse che l’organo bersaglio di quando si ha paura di non aver abbastanza “becchime” è proprio il fegato.
Sul momento, cominciai ad arrovellarmi per sapere se avevo lavato l’insalata con l’acqua del pozzo, acqua non del tutto batteriologicamente salubre. Poi pensai di aver preso il tifo, anche perché l’esame del sangue mi aveva dato esattamente quell’esito. Poi mi guardai allo specchio e vidi gli occhi gialli: itterizia. Non furono i medici malgasci a fare la giusta diagnosi, ma il nostro autista di fiducia di Antananarivo, Michel. Ma ciò che qui interessa è che fu la paura a predisporre il mio fegato all’instaurarsi del virus dell’epatite. Queste sono le 5 L.B. che mi riguardano da vicino e parlo al presente perché da quella volta l’epatite non se n’è più andata.





Riguardo alla bellissima e sfortunata Eleonora, bisogna chiedersi: che tipo di paura ha avuto, quale trauma ha subito affinché il suo sangue si ammalasse di leucemia? E’ facile immaginare che tale effetto sia in qualche modo legato alla tragica perdita del fratello Luca, avvenuta qualche mese prima. E questa è la prima cosa che si pensa, ma potrebbe esserci dell’altro. La differenza tra la paura che ho avuto io e quella che ha provato Eleonora è che l’epatite, per lo meno quella che ho io, non è mortale, mentre la leucemia può condurre alla morte. Le nostre difese immunitarie non sempre prevalgono sulla patologia e la morte, in certe circostanze, deve essere accettata come ineluttabile. Come disse Rita al giornalista, la verità la sanno solo i genitori, Eleonora e quel Dio che richiede una fede in lui che io non ho. Ma questo è un altro discorso. Se la fede in lui può servire come guarigione, allora la fede è cosa buona e giusta. Se la fede non serve a niente (ma a qualcosa ho fede che serva), allora è pura perdita di tempo. Come probabilmente lo è questa mia modesta risposta al curioso lettore dalle orecchie appuntite.

Subscribe to receive free email updates: