Qual è il modo corretto di affrontare in ospedale i comportamenti di un malato di Alzheimer?

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TORINO - Se papà con l'Alzheimer finisce in ospedale... Che cosa succede se il nostro congiunto viene ricoverato in ospedale? Negli ultimi anni si è verificato un aumento dell'incidenza di pazienti affetti da demenza che sono ricoverati in ospedale. Purtroppo non sempre tutte le strutture sono informate sul modo corretto di affrontare i comportamenti di un malato di Alzheimer e sui modi migliori per una comunicazione efficace e con loro.

Facciamo chiarezza su Sanità e assistenza: I diritti alle cure sanitarie e all’assistenza trovano il loro fondamento nella Costituzione «La Repubblica tutela la salute come fonda­mentale diritto dell’individuo e interesse della collettività» (art. 32); «Ogni individuo inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale» (art. 38).

Le cure sanitarie sono dunque un diritto per tutti, garantito dal Servizio sanitario nazionale attraverso le Regioni e le Asl ovvero Aziende sanitarie locali.

Tutti i malati di Alzheimer hanno il diritto di essere curati gratuitamente, dalle strutture sanitarie pubbliche (cioè medici, ambulatori, ospedali e altre strutture dell’Asl di competenza territoriale) o da case di cura private convenzionate, senza limiti di età, tipo di malattia, e soprattutto durata delle cure.

Tale diritto spetta dunque, anche agli anziani malati cronici non autosufficienti, alle persone colpite da malattie inguaribili o invalidanti, da malattie psichiatriche.

Nessun malato bisognoso ancora di cure sanitarie può essere dimesso dall’ospedale dove è ricoverato. 

Le uniche due condizioni per la dimissione sono GARANTITE dalla continuità dell’assistenza che possono essere:

– a domicilio, purché l’interessato sia d’accordo e se i familiari si assumono l’impegno diproseguire le cure a casa, con il supporto di personale qualificato a carico della Sanità pubblica;

– presso strutture sanitarie accreditate (reparti di lungodegenza dell’ospedale o case di cura convenzionate), dove il malato viene trasferito, ripetiamo sempre  a cura e spese dell’Asl, anche se la destinazione è una casa di cura privata convenzionata.

Ribadisco come sempre il concetto che in tutte queste strutture la degenza deve essere gratuita.

Il consiglio che vi posso dare è che prima di accettare le dimissioni, dovete valutare con molta cura e attenzione  ogni  conseguenza possibile della malattia cronica in corso.

Ricordatevi che potrete opporvi alle dimissioni dell’ospedale.

Se avete la necessità che il vostro caro debba continuare le cure e non avete la possibilità di curarlo  a casa potete tranquillamente opporvi alle dimissioni o all’eventuale  trasferimento in una struttura che per voi sia inadeguata.

Come? Semplicemente inviando ai responsabili sanitari dell’ASL una lettera raccomandata.

Parliamo di permanenza in casa di cura e riabilitazione  e presso l’ospedale.

Spesso i medici dell’ospedale, dopo essere intervenuti per curare la fase acuta di una malattia, invitano i parenti del malato cronico a trovarsi una sistemazione presso qualche altra struttura sanitaria.

In altri casi ai malati lungodegenti trasferiti in case di cura convenzionate, viene detto che la permanenza in queste strutture non può essere superiore ai 60 giorni.

Beh, sappiate che non è assolutamente vero! La  degenza dunque potrà essere prolungata fino alla completa risoluzione della malattia.


Per scambiare esperienze con Michela, scrivere a: alzheimerspazioitalo@libero.it

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