I giudici di Trento: la mancanza di un legame genetico non è un ostacolo
Fonte: Emanuele Perugini da Il Mattino
Nonostante non siano i loro figli biologici sono comunque loro, i genitori. Anche se loro, sono due papa. E' davvero una sentenza storica quella emessa ieri dalla Corte di Appello di Trento. Per la prima volta infatti, nell'ordinamento italiano si riconosce il diritto alla genitorialità a una coppia di soli uomini che hanno avuto due figli negli Stati Uniti grazie ad un programma di maternità surrogata. La tecnica, permessa solo negli Stati Uniti, in Canada e in pochi altri paese, permette di avere figli da mamme che mettono a disposizione il loro corpo per poter portare avanti la gravidanza. Secondo la Corte di Appello di Trento entrambi gli uomini vanno riconosciuti come i veri genitori del bambino, nonostante solo uno dei due può essere il vero genitore biologico dei bambini. La Corte trentina ha di fatto applicato una sentenza del 2016 della Corte di Cassazione in tema di trascrizione dell'atto di nascita straniero con l'indicazione di due genitori dello stesso sesso - ha riconosciuto l'efficacia nell'ordinamento giuridico italiano di un provvedimento con il quale una Corte straniera aveva emendato gli atti di nascita dei minori stabilendo che questi ultimi avevano, di fatto, due genitori. A scatenare il procedimento che ha portato alla sentenza e' stata il ricorso da parte dei due papa nei confronti dell'ufficio dell'anagrafe del comune di residenza che gli aveva negato la trascrizione nel registro dello Stato Civile del provvedimento con il quale, all'estero, si stabiliva che anche il «secondo padre" dei bimbi, cioè il padre non genetico, andava inserito nel loro atto di nascita.
I giudici di Trento hanno riconosciuto dapprima che i due uomini «sin dalla nascita avevano assunto il ruolo di padre e come tali erano riconosciuti dai figli, ormai di sei anni di età, così come dalla cerchia di amici, familiari e colleghi». Successivamente hanno appurato che il riconoscimento della bigenitorialità anche nel nostro Paese «non confliggeva con l'ordine pubblico ne interno ne internazionale». Nelle motivazioni della sentenza, la Corte di Appello di Trento ha voluto precisare di aver sempre tenuto conto «la tutela dell'interesse superiore del minore», che nel caso in questione si sostanzia nel diritto di quest'ultimo di «conservare lo status di figlio riconosciutogli in un atto validamente formato in altro Stato». Il mancato riconoscimento dello status filiationis nei confronti del secondo padre, infatti, «determinerebbe un evidente pregiudizio per i minori i quali non vedrebbero riconosciuti m Italia tutti i diritti che a tale status conseguono». Non solo: «i minori sarebbero pregiudicati anche sotto il profilo della perdita dell'identità familiare legittimamene acquisita». E nemmeno «la indubitabile constatazione che in base alla vigente disciplina non sia consentito il ricorso alla maternità surrogata» appare «sufficiente per negare effetti nel nostro ordinamento al provvedimento» estero. Quanto alla «incontroversa insussistenza di legame genetico» fra i due minori e il secondo padre, essa «non rappresenta un ostacolo al riconoscimento del rapporto di filiazione» accertato dal giudice di un altro paese «dovendosi escludere che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato. All'opposto deve essere considerata l'importanza assunta a livello normativo del concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole decisione di allevare e custodire il nato; la favorevole considerazione da parte dell'ordinamento giuridico al progetto di formazione di una famiglia caratterizzata dalla presenza di figli anche indipendentemente dal dato genetico, con la regolamentazione dell'istituto dell'adozione; la possibile assenza di relazione biologica con uno dei genitori per i figli nati da tecniche di fecondazione eterologa consentite». Se da un lato, quello delle associazioni e del mondo gay la sentenza è stata presa con grande entusiasmo, sotto il profilo politico non sono mancate e polemiche. «In assenza di leggi chiare, ci auguriamo ora che tutti i tribunali d'Italia seguano la stessa strada, l'unica che al momento possa garantire i nostri figli e le nostre figlie», sostiene l'associazione Famiglie Arcobaleno. «Sarebbe bello se il presidente del Consiglio Gentiloni incontrasse i papa gay, un bei segnale di civiltà che l'Italia manderebbe al mondo, dice il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo. Secondo l'Associazione Radicale Certi Diritti, «la palla toma adesso al Parlamento: confidiamo in un sussulto delle Camere prima che sia un altro giudice ad infliggere una nuova umiliazione al legislatore». Ditutt'altro genere le reazioni di alcuni esponenti politici del centro destra. A partire dal leader della Lega Nord Matteo Salvini che dice «no agli egoismi degli adulti sulla pelle dei bambini». «In Italia l'utero in affitto è reato e il nostro ordinamento non prevede le adozioni gay; il lavoro della magistratura italiana è applicare la legge, non scrivere sentenze che la aggirano», sostiene la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Secondo la deputata di Forza Italia Elena Centemero «il Parlamento italiano ha abdicato alle proprie responsabilità e la conseguenza è una supplenza dei giudici che comporta decisioni spesso in contrasto tra loro». «L'ordinanza è la logica conseguenza della legge sulle unioni civili tanto voluta da Renzi e Alfano», dice Eugenia Roccella, parlamentare di Idea. «È una giurisprudenza che supera la legge. Avevamo assistito nel dibattito pubblico e anche nella stessa legge sulle unioni civili che si era vo luto espressamente escludere la stepchild adoption. La legge lasciava un pò di libertà al giudice. I giudici si sa sono anche creativi e in questo caso lo sono stati fin troppo». Lo ha detto il presidente di Scienze e Vita, Alberto Gambino, in un'intervista a Tv2000, commentando la sentenza con cui la Corte d'Appello di Trento ha riconosciuto il legame genitoriale di due uomini con i bambini avuti negli Usa attraverso la maternità surrogata. La sentenza, ha aggiunto Gambino «la possiamo leggere come un caso di stepchild adoption. Ciò che si è voluto scongiurare con la legge sulle unioni civilista rientrando dalla finestra con le sentenze dei giudici cioè la possibilità di ritenere padre un signore che è convivente del padre biologico. In Italia la legge sulle adozioni non lo consente neanche alle persone di sesso diverso. Quindi è un'evidente forzatura. La nostra legge sull'adozione lo consente soltanto nel caso in cui due persone siano sposate. In più in questo caso abbiamo saputo sullo sfondo che c'è una surrogazione di maternità. Quindi addirittura abbiamo di fronte la nascita di un bambino attraverso l'affitto dell'utero da parte di una donna. È uno sfruttamento aberrante».
Fonte: Emanuele Perugini da Il Mattino
Nonostante non siano i loro figli biologici sono comunque loro, i genitori. Anche se loro, sono due papa. E' davvero una sentenza storica quella emessa ieri dalla Corte di Appello di Trento. Per la prima volta infatti, nell'ordinamento italiano si riconosce il diritto alla genitorialità a una coppia di soli uomini che hanno avuto due figli negli Stati Uniti grazie ad un programma di maternità surrogata. La tecnica, permessa solo negli Stati Uniti, in Canada e in pochi altri paese, permette di avere figli da mamme che mettono a disposizione il loro corpo per poter portare avanti la gravidanza. Secondo la Corte di Appello di Trento entrambi gli uomini vanno riconosciuti come i veri genitori del bambino, nonostante solo uno dei due può essere il vero genitore biologico dei bambini. La Corte trentina ha di fatto applicato una sentenza del 2016 della Corte di Cassazione in tema di trascrizione dell'atto di nascita straniero con l'indicazione di due genitori dello stesso sesso - ha riconosciuto l'efficacia nell'ordinamento giuridico italiano di un provvedimento con il quale una Corte straniera aveva emendato gli atti di nascita dei minori stabilendo che questi ultimi avevano, di fatto, due genitori. A scatenare il procedimento che ha portato alla sentenza e' stata il ricorso da parte dei due papa nei confronti dell'ufficio dell'anagrafe del comune di residenza che gli aveva negato la trascrizione nel registro dello Stato Civile del provvedimento con il quale, all'estero, si stabiliva che anche il «secondo padre" dei bimbi, cioè il padre non genetico, andava inserito nel loro atto di nascita.
I giudici di Trento hanno riconosciuto dapprima che i due uomini «sin dalla nascita avevano assunto il ruolo di padre e come tali erano riconosciuti dai figli, ormai di sei anni di età, così come dalla cerchia di amici, familiari e colleghi». Successivamente hanno appurato che il riconoscimento della bigenitorialità anche nel nostro Paese «non confliggeva con l'ordine pubblico ne interno ne internazionale». Nelle motivazioni della sentenza, la Corte di Appello di Trento ha voluto precisare di aver sempre tenuto conto «la tutela dell'interesse superiore del minore», che nel caso in questione si sostanzia nel diritto di quest'ultimo di «conservare lo status di figlio riconosciutogli in un atto validamente formato in altro Stato». Il mancato riconoscimento dello status filiationis nei confronti del secondo padre, infatti, «determinerebbe un evidente pregiudizio per i minori i quali non vedrebbero riconosciuti m Italia tutti i diritti che a tale status conseguono». Non solo: «i minori sarebbero pregiudicati anche sotto il profilo della perdita dell'identità familiare legittimamene acquisita». E nemmeno «la indubitabile constatazione che in base alla vigente disciplina non sia consentito il ricorso alla maternità surrogata» appare «sufficiente per negare effetti nel nostro ordinamento al provvedimento» estero. Quanto alla «incontroversa insussistenza di legame genetico» fra i due minori e il secondo padre, essa «non rappresenta un ostacolo al riconoscimento del rapporto di filiazione» accertato dal giudice di un altro paese «dovendosi escludere che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato. All'opposto deve essere considerata l'importanza assunta a livello normativo del concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole decisione di allevare e custodire il nato; la favorevole considerazione da parte dell'ordinamento giuridico al progetto di formazione di una famiglia caratterizzata dalla presenza di figli anche indipendentemente dal dato genetico, con la regolamentazione dell'istituto dell'adozione; la possibile assenza di relazione biologica con uno dei genitori per i figli nati da tecniche di fecondazione eterologa consentite». Se da un lato, quello delle associazioni e del mondo gay la sentenza è stata presa con grande entusiasmo, sotto il profilo politico non sono mancate e polemiche. «In assenza di leggi chiare, ci auguriamo ora che tutti i tribunali d'Italia seguano la stessa strada, l'unica che al momento possa garantire i nostri figli e le nostre figlie», sostiene l'associazione Famiglie Arcobaleno. «Sarebbe bello se il presidente del Consiglio Gentiloni incontrasse i papa gay, un bei segnale di civiltà che l'Italia manderebbe al mondo, dice il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo. Secondo l'Associazione Radicale Certi Diritti, «la palla toma adesso al Parlamento: confidiamo in un sussulto delle Camere prima che sia un altro giudice ad infliggere una nuova umiliazione al legislatore». Ditutt'altro genere le reazioni di alcuni esponenti politici del centro destra. A partire dal leader della Lega Nord Matteo Salvini che dice «no agli egoismi degli adulti sulla pelle dei bambini». «In Italia l'utero in affitto è reato e il nostro ordinamento non prevede le adozioni gay; il lavoro della magistratura italiana è applicare la legge, non scrivere sentenze che la aggirano», sostiene la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Secondo la deputata di Forza Italia Elena Centemero «il Parlamento italiano ha abdicato alle proprie responsabilità e la conseguenza è una supplenza dei giudici che comporta decisioni spesso in contrasto tra loro». «L'ordinanza è la logica conseguenza della legge sulle unioni civili tanto voluta da Renzi e Alfano», dice Eugenia Roccella, parlamentare di Idea. «È una giurisprudenza che supera la legge. Avevamo assistito nel dibattito pubblico e anche nella stessa legge sulle unioni civili che si era vo luto espressamente escludere la stepchild adoption. La legge lasciava un pò di libertà al giudice. I giudici si sa sono anche creativi e in questo caso lo sono stati fin troppo». Lo ha detto il presidente di Scienze e Vita, Alberto Gambino, in un'intervista a Tv2000, commentando la sentenza con cui la Corte d'Appello di Trento ha riconosciuto il legame genitoriale di due uomini con i bambini avuti negli Usa attraverso la maternità surrogata. La sentenza, ha aggiunto Gambino «la possiamo leggere come un caso di stepchild adoption. Ciò che si è voluto scongiurare con la legge sulle unioni civilista rientrando dalla finestra con le sentenze dei giudici cioè la possibilità di ritenere padre un signore che è convivente del padre biologico. In Italia la legge sulle adozioni non lo consente neanche alle persone di sesso diverso. Quindi è un'evidente forzatura. La nostra legge sull'adozione lo consente soltanto nel caso in cui due persone siano sposate. In più in questo caso abbiamo saputo sullo sfondo che c'è una surrogazione di maternità. Quindi addirittura abbiamo di fronte la nascita di un bambino attraverso l'affitto dell'utero da parte di una donna. È uno sfruttamento aberrante».