Federico Dezzani, Massimo Mazzucco, Maurizio Blondet, seguono gli eventi internazionali, parlano delle elezioni francesi, dello strascico di attentati che le accompagneranno e dei possibili rischi di terza guerra mondiale. Io invece sono seduto qui, sotto il mango, a tenere a bada i polli del vicino, famelici e da me dipendenti per il cibo. Li osservo. Vedo il gallo che fa il prepotente con gli altri e lo paragono ai funzionari e ai poliziotti malgasci che fanno i prepotenti con la povera gente, con i viaggiatori dei taxi brousse soprattutto. Facebook mi tiene in contatto con l’Europa. So che la primavera fa le bizze, da quelle parti, ma del resto è già qualche anno che lo fa, per via delle scie chimiche. So che domani ci saranno elezioni decisive per la sorte d’Europa, mentre qui, ai malgasci miei temporanei concittadini, non interessa un bel niente. Oggi è mancata l’acqua. E anche ieri lo è stata per molte ore. Non si capisce cosa quegli stronzi dell’azienda municipale stiano facendo. Si è rotto un tubo? Stanno facendo dei lavori? Boh! Tina è rassegnata (e ride), come tutti i malgasci lo sono quando manca la corrente. Deletages, si dice in francese. Io m’incazzo.
Qui ci starebbe bene una class-action: avvocati che accusino le istituzioni a nome di un gruppo di cittadini danneggiati. Siamo lontani anni luce da quella nostra mentalità combattiva. Qui si accetta tutto. Che ti lascino senz’acqua per tutto il giorno, senza nemmeno potersi lavare i denti. E la montagna di piatti da lavare che aumenta. E’ così. E’ la realtà da terzo mondo in cui viviamo. Mi fa desiderare l’Italia.
Nessuno si sogna di incolpare qualcuno. Solo io m’incazzo per niente. Paghiamo le bollette regolarmente e questi sono i servizi che abbiamo in cambio. O, meglio, i disservizi.
Sono stanco. Il vino bianco e i “kakapigeon” come rito pomeridiano/serale non mi bastano più. Telefono a mia figlia a Trieste: non può collegarsi con me via Skype perché deve studiare. Cazzo! Suo padre la chiama dal Madagascar e lei non ha tempo di parlargli per qualche minuto via Skype! Vabbé che non è stata una figlia come sono di solito le figlie. Io non l’ho vista crescere e, ufficialmente, non mi sono mai interessato di lei. Ora mi sta dando pan per focaccia. Non posso pretendere che abbia del tempo per me. Vaffanculo!
Mi ha mandato, però, le foto dell’altra figlia, quella a quattro gambe, che non tradisce. Quella autentica e senza manipolazioni. Pare che stia bene. Non ha più attacchi epilettici da quando la drogano con due pastiglie al giorno di barbiturici. Io vorrei scendere a una pastiglia al giorno, ma non posso fare niente stando qui. Trieste dista 11.000 Km da Tulear. Vabbé. Le cose cambieranno presto. Sto per arrivare. Tornerò in possesso della mia vita nella Matrix codroipese. Torno ad essere il tutore della cagnolina malata.
Sono preoccupato per i miei soldi. Già ne sono rimasti pochi. Con le elezioni francesi, e se vince Le Pen, l’Europa si scioglie. L’euro viene messo in soffitta e torna la lira. Una buona notizia? Non so. I banchieri riescono a mettercelo nel culo anche se stiamo ben aderenti alle pareti, in piedi con le spalle al muro. Un po’ come fanno i malgasci con i bianchi: riescono sempre a fregarli. Scoppia la guerra? Si adempiono le profezie di Fatima? Checcazzo ne so! Sono l’ultimo a cui dovete chiedere istruzioni. Come diceva Snoopy, non seguitemi, mi sono perso anch’io.