Giuseppe Tito |
Fonte: Salvatore Dare da Metropolis
Meta - Il Pd di Meta inizia a pensare all'eventuale successione di Giuseppe Tito. Anche se il sindaco indagato, su cui pende la richiesta di arresti domiciliari, per ora non vuole mollare e tira dritto, intenzionato a dimostrare di essere pulito. Ma lo scoglio del Tribunale del Riesame si avvicina e la tensione rimane alle stelle. Così il segretario locale dem Paolo Trapani, già primo cittadino dal 2009 al 2014, quando in giunta c'era proprio Tito, accende i riflettori sulle evoluzioni dell'inchiesta. E può già registrare un punto fondamentale su cui poter allestire una strategia vincente: il tesseramento dell'assessore Angela Aiello e dell'ex vicesindaco, oggi "semplice" consigliere comunale di maggioranza, Raffaele Russo. Si tratta di adesioni non da poco perché non è un mistero che Tito non è in buoni rapporti con lo stesso Trapani tanto che da mesi sta mostrando freddezza sull'opportunità di costituire il gruppo consiliare democrat come vorrebbe il segretario Pd. Sia chiaro. Tito è un uomo di partito, è molto vicino ai consiglieri regionali Enza Amato e Mario Casillo e rappresenta tuttora - al di là delle pesantissime ombre delle mazzette intascate, a detta della Procura di Torre Annunziata, quando faceva l'assessore - una pedina dello scacchiere vicino al governatore Vincenzo De Luca.
La richiesta di dimettersi in tronco firmata dall'ex assessore Susanna Barba rompe però gli argini di un silenzio che fa rumore, che non dirada affatto le nuvole che si sono fermate sul capo di Tito e dei generali della maggioranza. Le voci danno l'assessore Aiello come potenziale scelta del Pd per il post Tito, sempre se il sindaco in carica mollasse e non si ripresentasse agli elettori alle future Comunali. La scadenza naturale del mandato è maggio 2019, ma tutto dipenderà dagli effetti dell'indagine Tito-gate. Escluso per adesso un coinvolgimento come possibile candidato democrat di Trapani.